Convegno al Centro Studi Americani, in vista della riunione del 9 e 10 aprile. Calenda: “No ad approcci ideologici”
È arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti in tema di lotta ai cambiamenti climatici e di transizione verso un’economia a minori consumi di carbonio, e sarebbe necessario che fosse la riunione del G7 Energia in programma il 9 e 10 aprile prossimi, a Roma, a dare le prime risposte.
Questo è stato uno dei temi ricorrenti della conferenza “Going to G7 Energy – Focus on infrastructures and security”, che ha avuto luogo mercoledì scorso nella sede romana del Centro Studi Americani. L’evento aveva l’obiettivo di fare il punto della situazione, fornendo degli spunti di riflessione per il futuro, sul contesto energetico italiano, europeo e internazionale, in vista dell’imminente summit dei ministri competenti di Italia, Canada, Giappone, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti.
I lavori sono stati aperti dall’intervento di Richard Morningstar, ex rappresentante degli Usa presso Ue e Azerbagian, che ha evidenziato come un eventuale venir meno dell’Amministrazione Trump al rispetto degli impegni assunti con la COP 21 di Parigi avrebbe conseguenze chiaramente negative non solo per gli Stati Uniti, auspicando che Usa e Unione europea rafforzino la cooperazione sul climate change, in modo da evitare che la Cina assuma una posizione di leadership sulla materia.
Il convegno è poi proseguito con una tavola rotonda alla quale hanno partecipato il responsabile dell’Energy Program dell’Ispi Massimo Nicolazzi, il direttore di Rivista Energia (ed ex ministro dell’Industria) Alberto Clò, l’amministratore delegato di Esso Italiana Giovanni Murano e il country manager per l’Italia di Tap Michele Elia.
Durante il dibattito, è stato segnalato che il passaggio dall’attuale sistema produttivo basato sul contributo dei combustibili fossili a un contesto dove siano le energie rinnovabili a soddisfare la domanda, non è privo di incognite come si vorrebbe far credere, e che l’unico effetto di queste incertezze è quello di tenere in sospeso gli investimenti in settori chiave come la mobilità. Da qui ai prossimi anni, sarà pertanto inevitabile che nel passaggio a un’economia low carbon ci sia ancora bisogno di una fonte come il gas e, soprattutto, di miglioramenti nel campo dell’efficienza energetica.
A concludere la conferenza è stato il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il quale ha passato in rassegna le questioni su cui si concentrerà nei prossimi mesi l’azione del dicastero di via Veneto. L’energia sarà infatti tra le massime priorità dell’agenda del ministro, impegnato in queste settimane dalla revisione della Strategia energetica nazionale (Sen) del 2013.
Nella visione del ministro, l’Italia si trova a fare i conti con un momento in cui o compie delle scelte pragmatiche in campo energetico o sprecherà delle ingenti quantità di denaro, come avvenuto in passato con gli incentivi al fotovoltaico. Dalla sicurezza degli approvvigionamenti (irrinunciabile, secondo Calenda, puntare su gasdotti come Tap ed East Med) alla mobilità sostenibile, dalla norme sulle imprese “energivore” alla valorizzazione della produzione elettrica meno inquinante, l’imperativo per l’intero sistema Paese dev’essere puntare su ciò che è già possibile fare per ridurre i consumi, evitando qualsiasi forma di approccio ideologico.