Un DL sul tavolo del Governo, mentre il rinnovo resta in salita
di LabParlamento
L’Autorità per l’Energia, il Gas e il Sistema Idrico potrebbe riappropriarsi presto delle competenze sui rifiuti dopo che, alla fine del 2016, la Consulta aveva bocciato la Legge Madia ed il D.Lgs sui servizi pubblici locali che le prevedevano, costringendo lo stesso regolatore ad intervenire sulla riorganizzazione interna appena varata per eliminare ogni riferimento in merito “congelando” anche il cambio di denominazione in Arera. Giusto di recente, leggendo la sua ultima relazione annuale, il presidente, Guido Bortoni, aveva sottolineato che “sono mature le premesse per fare un ulteriore passo per includere” fra i servizi regolati dall’Autorità “anche l’altro grande servizio ambientale, ”quello dei rifiuti urbani ed assimilati”.
A quanto appreso da LabParlamento, il Governo sarebbe pronto infatti ad approvare un provvedimento, segnatamente un Decreto legge, che stabilendo l’allargamento dei compiti aumenta a 5 il numero dei commissari: il collegio era stato riportato a tre membri, come nella legge istitutiva, dal decreto “Salva Italia” del 2011. L’intervento urgente potrebbe concretizzarsi già in una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri (vedremo nelle premesse al DL le motivazioni) e cade nel pieno delle valutazioni sul rinnovo del collegio che scade nel febbraio 2018. Un rinnovo non facile, come segnalato a suo tempo, sebbene ciò fosse largamente prevedibile vista la maggioranza parlamentare dei due terzi necessaria alle nomine e l’imminenza dello scioglimento delle Camere.
Al riguardo ed in particolare sulle ipotesi di proroga dell’attuale collegio, che vanno da giorni per la maggiore, conviene fare qualche considerazione. In primo luogo infatti non esiste provvedimento di terzi (salvo una legge) che possa prorogare il collegio (oggi ridotto a solo quattro commissari – il presidente, Guido Bortoni, oltre ad Alberto Biancardi, Rocco Colicchio e Valeria Termini – dopo l’uscita di Luigi Carbone), tantomeno si può applicare in automatico la proroga dei 60 giorni per l’ordinaria amministrazione utilizzata in occasione dell’ultimo rinnovo (per questo, allora, sentito il Consiglio di Stato, il collegio composto da Alessandro Ortis e Tullio Fanelli alla fine prese la delicata decisione di “autoprorogarsi”). In ogni caso, una semplice proroga di 60 giorni non risolverebbe il problema dati i tempi, poi, della ricomposizione delle Commissioni parlamentari competenti.
Naturalmente, ad ora si sarebbe ancora in tempo ad avviare la procedura in presenza di un accordo bipartisan sui nomi (anche se nel frattempo l’allargamento del collegio introdurrebbe qualche incertezza in ragione della conversione del decreto). Su questo in ogni caso si è cominciato a lavorare. E non sono mancate le prime anticipazioni di qualche candidatura. Alcune solo di facciata e/o pubblicizzate soltanto per le inevitabili “bruciature” di rito. Altre effettive, più forti e oggetto di possibile avanzamento nell’ambito di un iter complesso e che, in questa fase politica, resta comunque in salita nonostante l’importanza delle funzioni dell’organismo e l’incertezza che ne deriverebbe su mercati dagli equilibri molto delicati.