La Lega si appresta a diventare il partito nazionale con più seggi all’Europarlamento, rubando così non solo il primato al Pd ma superando la Cdu-Csu della Merkel. Ma cosa comporta uno scenario del genere?
di LabParlamento
Si è già detto che il vento di cambiamento che ha già soffiato forte sui singoli Stati membri negli ultimi due anni lambirà a breve anche i palazzi vetrati di Bruxelles. Si è detto anche come, pur clamorosa, l’ondata sovranista non sarà probabilmente sufficiente a scardinare del tutto il vecchio establishment che conta di mantenere una pur risicata maggioranza all’Europarlamento.
Ma la vera rivoluzione sarà fragorosa soprattutto all’interno dei singoli gruppi parlamentari che si apprestano a mutare tutti gli equilibri decennali che governano il check and balance di Strasburgo. Stando infatti all’ultima proiezione del sito europeelects.eu sarà la Lega il partito che, in tutta Europa, riuscirà a strappare più seggi. Stimato al 33% – un po’ come tutti gli ultimi sondaggi nazionali ed internazionali certificano – il Carroccio si aggiudicherebbe ben 26 parlamentari, risultando così, nei fatti, il primo partito d’Europa, scalzando così il Pd che, col suo 41% delle scorse europee, era riuscito a strappare questo storico primato. Non solo: la Lega riuscirebbe anche a superare nei numeri la Cdu della Merkel e della sua nuova leader Kramp-Karrembauer.
Il M5S, solo pochi mesi fa, primo partito d’Italia (anche se già alle politiche 2013 era riuscito a superare il Pd), si attesterebbe comunque al quarto posto dei partiti europei, subito dopo i democristiani tedeschi e il PiS polacco. Ma cosa significa, per l’Italia, spedire a Strasburgo due tra i primi quattro partiti d’Europa?
Oltre a certificare l’addio dell’Italia alle storiche famiglie tradizionali popolari e socialdemocratiche per la prima volta un Paese fondatore potrà esprimere una leadership diametralmente opposta agli attuali equilibri. Oltre ad indicare un commissario europeo (di scelta governativa) l’Italia potrà infatti rivendicare alcuni dei più importanti posti-chiave, per prassi (spesso, ma non sempre) indicati dal partito nazionale più numeroso (nel 2014 il Pd indicò come commissario Federica Mogherini ed espresse il capogruppo del Pse).
Ma oltre agli equilibri vi è di più. Matteo Salvini, già nei fatti leader della corrente eurocritica già al governo nel suo Paese, diverrebbe il principale volto politico italiano in Europa: dopo aver permesso alla Lega l’uscita dagli stretti confini padani – e la conseguente conquista di territori sino all’anno scorso inesplorati per il partito di Via Bellerio – Salvini sarebbe l’autore di una delle più grandi scalate politiche mai viste sino ad oggi.
Insomma, comunque vada, l’Italia sarà ancora l’osservata speciale numero 1 in Europa. Il vecchio establishment reggerà?