Approda alla Camera la proposta del Parlamento europeo volta all’aumento dei poteri delle autorità di garanzia. Già molti i rilievi critici
Cambiano le regole del diritto della concorrenza. O, almeno, l’Unione europea ci prova. In questa direzione, i parlamenti nazionali, già da qualche mese, sono impegnati nell’analisi della recente proposta di Direttiva volta a conferire alle singole autorità antitrust degli Stati membri maggiori e più efficaci poteri, finalizzati ad assicurare il corretto funzionamento del mercato interno ed evitare la distorsione della concorrenza, cosa ogg ifacilmente possibile grazie alle lacune presenti nell’attuale disciplina di settore.
La fotografia di Bruxelles, infatti, raffigura una normativa del diritto della concorrenza piuttosto disomogenea e poco armonica nei singoli Paesi dell’Unione, con il risultato che molti procedimenti avviati contro imprese che adottano pratiche anticoncorrenziali sfociano spesso in esiti disparati a seconda dello Stato membro in cui tali realtà operano.
Per ovviare a tutto ciò, nel marzo di quest’anno, il Parlamento europeo ha adottato la proposta di Direttiva COM(2017) 142, grazie alla quale si cercherà di dare uniformità al quadro giuridico dell’intera materia, rendendo omogeneo il diritto della concorrenza.
Innanzitutto il legislatore comunitario ha ritenuto indispensabile aumentare le garanzie di indipendenza delle authority dal potere politico, in modo da tenere fuori dalla portata di ogni sorta di influenza le decisioni relative alle pratiche da censurare. Strettamente legata a ciò, la necessità di dotare dette istituzioni di maggiori risorse e poteri per applicare efficacemente le sanzioni, misure nel loro complesso utili a garantire mercati più concorrenziali e aperti. Non mancano gli incentivi e i premi, misure che si tradurranno in forti sconti sulle sanzioni offerti a tutte le imprese che si dimostreranno collaborative alle attività di indagine. Insomma, la politica del bastone e della carota è un evergreen.
Infine, viene ritenuta non più procrastinabile la necessità di rendere più ficcanti gli strumenti relativi alla “ricerca della prova”, con l’esplicita previsione della possibilità per il garante di poter accedere non solo a tutti i locali dell’impresa, ma anche nelle abitazioni private se vi è il ragionevole sospetto che li vi siano conservati documenti di carattere commerciale rilevanti ai fini dell’istruttoria.
Non solo,ma nelle pieghe del provvedimento affiora anche la responsabilità diretta delle associazioni imprenditoriali in caso di mancato pagamento delle sanzioni da parte dell’azienda, previsione che ha fatto storcere il naso a diverse realtà che già promettono di dare battaglia in sede comunitaria.
Ma i rilievi critici, di certo, non finiscono qui. Innanzitutto serpeggia il sentore, non tanto velato per la verità, che il finanziamento delle nuove autorità potrebbe comportare nuovi aggravi a carico delle imprese, accanto ai dubbi sollevati da più parti sui nuovi “super” poteri paragiurisdizionali, giudicati molto penetranti e di indubbia compatibilità con il nostro ordinamento giudiziario.
Dati questi presupposti è facile intuire che la discussione non sarà di breve durata, mentre è sempre più urgente la necessità di consolidare strumenti giuridici efficaci capaci di assicurare condizioni concorrenziali uguali per tutte le imprese, così da poter sfruttare finalmente le potenzialità di un mercato unico europeo a condizioni eque e profittevoli per tutti.