In Commissione Affari Costituzionali quasi tutti i Gruppi sembrano disponibili a ripartire dal testo naufragato a giugno. Ma il tempo stringe..
Quasi tutti, almeno a parole, pronti a ripartire dal proporzionale alla tedesca rinviato in Commissione dall’Aula della Camera nel giugno scorso.
Questo, in sintesi, è stato l’esito della seduta odierna con cui la Affari Costituzionali di Montecitorio ha ripreso in mano uno dei principali nodi da sciogliere nella fase finale della Legislatura: la riforma delle leggi elettorali di Camera e Senato, allo stato attuale tra loro difformi. A quanto dichiarato dal presidente Andrea Mazziotti di Celso (CI), “tutti i Gruppi sono intervenuti e tutti hanno dato ampia disponibilità a lavorare sulla legge”, malgrado non siano mancate differenze di giudizio sulle tempistiche della discussione e sulla possibilità di attribuire il premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista.
Per quanto riguarda i principali partiti, il Partito Democratico non si è detto contrario al recupero del sistema misto (articolato in collegi uninominali e riparto proporzionale dei seggi) respinto circa tre mesi fa, ponendo tuttavia come condizione il ripristino dell’intesa originaria con Forza Italia, Lega Nord e Movimento 5 Stelle. Da parte loro, i rappresentanti di FI sono stati tra i primi a invocare il ritorno al testo portato in Assemblea a giugno, dicendosi inoltre contrari alla possibilità che la questione possa essere risolta con un atto del Governo. Di taglio chiaramente distinto la posizione dell’M5S, che ha infatti vincolato la ripresa del confronto sulla riforma elettorale all’approvazione in via definitiva del Ddl di abolizione dei vitalizi, atteso nelle prossime settimane dall’esame in seconda lettura in Senato.
Al netto delle opinioni fin qui accennate, sarà importante verificare se il dibattito evolverà davvero in tempi rapidi, rispettando il calendario che per ora prevede la presentazione di un nuovo testo base in Commissione Affari Costituzionali entro il 12 settembre, nonché il riavvio dell’iter nell’Aula della Camera entro la fine del mese. Chiaramente, qualora si decidesse di attendere l’esito del voto in Sicilia e l’approvazione della Legge di Bilancio la riforma assumerebbe, a causa dell’avvicinarsi dello scioglimento delle Camere, più i caratteri di un’illusione che di un obiettivo reale.