Giovedì i dem proporranno un sistema simile al “Rosatellum”. Le prime reazioni dei partiti. Forza Italia ago della bilancia
Si prospetta un ulteriore cambio di scenario nella partita della riforma della legge elettorale, destinata a caratterizzare (in compagnia di pochi altri dossier) la fase finale dell’attuale Legislatura.
Malgrado a inizio settembre quasi tutte le forze politiche presenti nella Commissione Affari Costituzionali della Camera si fossero dette disponibili a riprendere il confronto dal sistema tedesco (affossato in Aula a inizio giugno), poco fa il capogruppo Pd Emanuele Fiano ha annunciato per giovedì la presentazione di un nuovo testo base, simile al “Rosatellum” discusso dai partiti in primavera. A quanto si apprende, il nuovo meccanismo messo a punto dai dem prevederebbe l’assegnazione dei seggi di Montecitorio e Palazzo Madama per un terzo con collegi uninominali e per due terzi mediante riparto su scala nazionale. In termini numerici, alla Camera 231 deputati risulterebbero eletti nei collegi e 399 con calcolo proporzionale, mentre al Senato la proporzione sarebbe di 113 seggi assegnati con il maggioritario e 202 su base nazionale.
Osservando le prime reazioni giunte dai partiti, la nuova mossa del Partito Democratico potrebbe incontrare il favore di Alternativa Popolare, Fratelli d’Italia e Lega Nord, mentre Forza Italia sembrerebbe restia a rinunciare alla preferenza per il proporzionale e il Movimento 5 Stelle conferma la propria indisponibilità a discutere di legge elettorale finché non verrà sciolto il nodo dei vitalizi. Un discorso a parte merita l’immediata chiusura di Mdp, nella cui visione l’abbandono del tedesco da parte del Pd nasconderebbe la volontà di far saltare il banco, dal momento che una riedizione del “Rosatellum” agevolerebbe la formazione delle coalizioni e potrebbe quindi mettere ancora a rischio l’asse tra Giuliano Pisapia e gli scissionisti bersanian-dalemiani.
Se tra 48 ore arriverà realmente il testo base promesso da Fiano, a quel punto per il Parlamento sarà arrivata l’ultima occasione di mettere mano ai sistemi elettivi di Montecitorio e Palazzo Madama. Dal momento che sono circa 6 i mesi che mancano allo scioglimento delle Camere, un ulteriore nulla di fatto comporterebbe il ritorno alle urne con due leggi diverse tra loro, a meno che non intervenga ancora una volta la Corte Costituzionale..