I chiarimenti della Commissaria per il commercio su pratiche anti-dumping e regola del dazio inferiore
Chiare, precise e concise – martedì 11 aprile – le risposte della commissaria europea per il Commercio Cecilia Malmström in audizione parlamentare in videoconferenza con le Commissioni Attività produttive e Politiche Ue della Camera.
Centro della discussione i due punti cruciali relativi a dumping e difesa commerciale, alla luce dell’inevitabile influenza di altrettanti Paesi, Cina e Stati Uniti, l’uno ufficialmente giudicato inadatto ad essere definito “un’economia di mercato” proprio per le sue scorrettezze secondo i parametri Ue, l’altro ancora impegnato nell’insediamento della nuova amministrazione che parrebbe tendere verso protezionismo ed imposizione di dazi, che si traduce a sua volta nel blocco già avvenuto di trattati come il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip).
Sottolineando la collaborazione essenziale fra Parlamento Europeo e parlamenti dei singoli Paesi membri, Malmström ha spiegato come il nuovo metodo anti-dumping sia stato elaborato dalla Commissione Ue per dare base giuridica alla difesa commerciale, al fine di evitare che le imprese si trovino a fare i conti con un vuoto. Le nuove regole sarebbero fondate su due parametri, il primo: la considerazione dell’impatto di prezzi e costi all’interno di un’economia esportatrice (che nel caso della Cina vede una forte ingerenza dello Stato) per individuare e categorizzare distorsioni in maniera da omogeneizzare anche le denunce al dumping; l’altro: la regola del dazio inferiore che modernizza e velocizza le politiche commerciali, senza considerare, tuttavia, alcune distorsioni su materie prime che forniscono vantaggio competitivo iniquo.
In questi casi, sorprendentemente, la Commissione ha avanzato la possibilità di non applicare la regola per raggiungere un compromesso comune a tutti gli Stati membri e garantire, quindi, parità. Una manovra che trova insoddisfatti alcuni degli onorevoli presenti, fra cui Tiziano Arlotti (PD) e Mattia Fantinati (M5S), secondo il quale l’eterogeneità commerciale dei Paesi Ue fa sì che quelli specializzati in manifattura piuttosto che in servizi, esattamente come l’Italia, vengano fortemente penalizzati dall’imposizione di dazi. I parlamentari hanno poi insistito soprattutto sull’importanza di considerare anche le condizioni sociali e ambientali dei lavoratori ai fini dell’analisi e sottolineato la rilevanza della protezione del made in Italy contro la contraffazione, impegno da prendere con più convinzione anche da parte europea, come Malmström ha confermato sta già avvenendo attraverso l’imposizione di norme più rigide sull’indicazione geografica di provenienza dei prodotti.