Il governo che uscirà dalle urne del 4 marzo si confronterà con un triennio pieno di nomine. Da CdP ad Anas le poltrone cambieranno carta di identità
di Rita Murgese
Partita ancora aperta su più fronti. A urne ancora calde nulla è certo, Parlamento e governo in stand-by in vista della prima seduta del 23 marzo, giorno in cui verranno decise le presidenze di Camera e Senato. C’è chi spera in un Esecutivo alla cotto e mangiato e chi invece pensa che non ci sarà nulla di certo per i prossimi cinque mesi. Gli affanni vissuti in queste ultime ore, per dare un nuovo assetto alla politica italiana, non possono però esimersi dal confronto con le nomine in scadenza per alcune partecipate statali. Nei prossimi mesi infatti si dovrà decidere su almeno 350 nuove cariche, tra queste almeno 198 interessano le poltrone dei consiglieri di amministrazione.
Come per i vertici di Dis e Aise (servizi segreti), per i quali il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha previsto una proroga tramite decreto per altri dodici mesi, probabilmente anche l’Authority dell’Energia (ARERA) subirà un ulteriore allungamento. La scadenza in effetti è estremamente vicina: a ridosso dell’11 aprile il governo uscente potrebbe prolungare il garante Guido Bortoni ancora per sei mesi.
La riconferma delle poltrone appare giustificata dal rischio di rimanere senza governo. Sensazione sempre più accreditata visti gli ultimi chiari di luna che però non hanno limitato il candidato presidente del Consiglio del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio: “Nelle nomine per le partecipate sarà importante il merito” e ugualmente necessario “non farle cadere nella logica della lottizzazione”, perché “su quelle nomine non si gioca la partita del governo ma lo sviluppo dell’Italia” – ha dichiarato qualche giorno fa in un incontro con Confcommercio a Milano.
Quando si tira in ballo la lottizzazione viene subito in mente la Rai, sebbene non sia la seconda data più vicina a cui guardare. Il Cda di viale Mazzini terminerà il suo mandato a luglio, compito del nuovo governo sarà quello di proporre il nome dell’amministratore delegato al Consiglio, mentre nomina diretta è prevista per due consiglieri su sette totali. Il parere dell’Esecutivo sulla Rai non termina qui, gli spetta l’indicazione per il nuovo direttore generale, attualmente posizione ricoperta dal giornalista Mario Orfeo.
Per ritornare a seguire un ordine cronologico è doveroso annoverare un termine doc: per la primavera si attende infatti la nomina dei vertici di Cassa Depositi e Prestiti, che notoriamente gestisce il risparmio postale degli italiani. Una vera e propria cassaforte delle partecipazioni statali, coinvolta attualmente nel salvataggio dell’Ilva e collegata anche alla risoluzione della vertenza dell’Alitalia (entrambe le aziende in amministrazione straordinaria).
CdP è estremamente importante per l’economia italiana in quanto gestisce per conto del Tesoro numerose società quotate. L’attuale presidente Claudio Costamagna non dovrebbe avere problemi a essere riconfermato perché la sua nomina dipende dalla decisione delle Fondazioni, mentre l’amministratore delegato è legato al Tesoro, quindi inevitabilmente l’indicazione sarà in relazione con il nuovo quadro politico.
C’è poi Saipem, società quotata e controllata da Cdp con a capo Stefano Cao, a novembre l’Antitrust guidato da Pitruzzella, il 19 maggio la poltrona della Polizia di Stato, attualmente nella disponibilità di Franco Gabrielli e a giugno la guida dell’Aisi con Mario Parente. Tornando all’energia, in scadenza a primavera il vertice del GSE.
Chiuso il 2018 si aprirà sempre sul fronte delle nomine un 2019 denso di incarichi al termine. Un dozzina di società tra cui Fincantieri, Invitalia, Snam, Agenzia delle Entrate, Italgas e Sogin. Nel 2020 invece toccherà a Eni, Enel, Leonardo, Monte dei Paschi, Poste, Enav, Terna e Consip.
A chiudere il triennio di ricambio ci saranno, nel 2021, Ferrovie dello Stato e Anas.