Presentato oggi in Parlamento. Il nuovo ruolo delle Commissioni bicamerali
La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (comunemente nota come Commissione Ecomafie) ha presentato questo pomeriggio a Montecitorio la relazione sui lavori svolti dalla Commissione a partire dall’inizio effettivo delle sue azioni (2014) fino a oggi.
Approvato prima della pausa estiva, il documento, che anticipa in qualche modo quelli che saranno i risultati della relazione conclusiva, offre una fotografia delle attività portate avanti in questi anni dalla Commissione in diverse zone del Paese, illustrando i risultati raggiunti, anche attraverso la valutazione dell’impatto prodotto dai propri lavori sulle attività parlamentari.
Ad aprire il dibattito, sono stati i saluti introduttivi della vice presidente della Camera Marina Sereni, che ha sottolineato l’importanza dell’attività di rendicontazione svolta dalla Commissione Ecomafie, alla luce dei principi di trasparenza e partecipazione democratica.
Attraverso l’acquisizione di informazioni direttamente sui territori, la Commissione ha infatti rovesciato il metodo tradizionale di inchiesta parlamentare, restituendo alle comunità i risultati del proprio operato, anche grazie a una stretta cooperazione istituzionale e alla collaborazione con l’apparato giudiziario.
Nel corso della presentazione del rapporto è stato più volte sottolineato il metodo innovativo di lavoro inaugurato dalla Commissione, che è andato al di là della mera attività di rendicontazione prevista dall’articolo 82 della Costituzione: come sottolineato dal suo stesso presidente, Alessandro Bratti, oltre all’attività di inchiesta tradizionale, la Commissione bicamerale è infatti intervenuta in maniera operativa, occupandosi sia di fenomeni circoscritti che di questioni ancora aperte, in quanto oggetto di indagini giudiziarie.
Rientrano tra i principali ambiti di azione della Ecomafie i Siti di Interesse Nazionale (SIN) – tra cui Bagnoli e l’ILVA di Taranto – e il Quadrilatero della chimica del Nord, cui si aggiungono le attività di sequestro sul fenomeno delle cosiddette “navi a perdere”, oltre all’importante attività di desecretazione degli atti che hanno riguardato vicende come l’omicidio della giornalista Ilaria Alpi, cui la Commissione ha contribuito attivamente. Tra i risultati positivi raggiunti, Bratti ha richiamato anche la proficua collaborazione con gli attori istituzionali coinvolti per sbloccare la bonifica del SIN di Casale Monferrato e i 15 milioni di euro per le bonifiche di Porto Marghera.
A due anni dall’entrata in vigore della legge ( numero 68/2015) sugli ecoreati, che ha introdotto nel Codice penale i delitti ambientali e che ha contributo a rendere effettivo il principio del “chi inquina paga”, la bicamerale d’inchiesta si è inoltre occupata, in collaborazione con le Procure e con gli uffici delle Camere, di incrementare lo stato di attuazione della legge.
Un apprezzamento per la nuova metodologia seguita dalla Commissione è arrivato anche dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, che ha sottolineato l’importanza del ruolo informativo del Parlamento, e da Luciano Violante, il quale ha ribadito come la Commissione abbia aiutato l’attività di governo a intervenire su specifiche questioni tipiche della pubblica amministrazione, pur non rientrando questo tipo di azione direttamente tra i suoi compiti.
Tra gli interventi più significativi anche quello del presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone che ha rilevato le enormi criticità, su tutto il livello nazionale, dell’attuale sistema di gestione dei rifiuti, causata dalla mancata trasparenza degli appalti o da una gestione in condizioni di monopolio di fatto.
Se è quindi vero che l’origine storica delle Commissioni d’inchiesta è quella di uno strumento tipico di controllo sull’operato del Governo, l’esperienza della Commissione Ecomafie, oltre ad aprire un dibattito costituzionale sulla stessa natura delle indagini parlamentari, lascia aperta una nuova strada che va sempre più verso quella di un organo a sostegno delle funzioni governative.
Quello che, senza dubbio, è emerso dal documento presentato alla Camera è che il supporto all’attività del legislatore e un aumento della capacità di ascolto dei soggetti non istituzionali rendono possibile un dibattito pubblico più consapevole e informato, oltre a rappresentare un utile spunto di riflessione per le altre Commissioni.