Alfonso Celotto, nel pool dei ricorrenti che puntano alla Consulta, spiega a LabParlamento i motivi dell’azione. Il 29 settembre si decide
di Simona Corcos
Ritorna nelle mani della Consulta l’irrisolta querelle sulla legge elettorale? La Politica, il Parlamento saranno ancora una volta scavalcati a motivo della comprovata “incapacità” di trovare un’intesa quantomeno per equiparare i sistemi oggi in vigore tra Camera e Senato? Può darsi. Gli avvocati Vincenzo Palumbo, Tommaso Magaudda, Francesca Ugdulena, Giuseppe Magaudda e il costituzionalista Alfonso Celotto hanno chiesto infatti oggi al Tribunale di Messina di rinviare alla Consulta gli atti relativi al cosiddetto Italicum.
“Il 25 febbraio finirà la legislatura, il nostro Paese ha urgenza di avere un sistema con cui votare; la sentenza 35 della Corte Costituzionale si chiudeva con un chiaro monito al Parlamento di legiferare in merito”, spiega a LabParlamento Alfonso Celotto. “Al momento però non si vede all’orizzonte nessun un accordo sulla legge elettorale; le soluzioni alternative, come un eventuale decreto legge in materia elettorale, sarebbero gravemente incostituzionali. Abbiamo quindi individuato – continua – dei residui di incostituzionalità sulla base dei quali la Corte Costituzionale, qualora non si riuscisse ad avere una legge elettorale, potrebbe agire quantomeno per omologare le due leggi attualmente vigenti”.
Tra le motivazioni depositate dal pool di avvocati emerge la violazione del “principio di normalità” nell’iter di formazione della legge che ha condotto all’Italicum per l’utilizzo del voto di fiducia, e disomogeneità delle due leggi elettorali attualmente vigenti per i due rami del Parlamento.
Le questioni sollevate erano già state presentate in precedenti ricorsi sull’Italicum, proposti da 5 diversi tribunali, ed esaminati dalla Consulta con la sentenza del febbraio 2017, che li aveva ritenuti inammissibili, ma “con valutazioni che non attengono al merito delle censure di costituzionalità” – secondo il pool di legali – e che quindi possono essere riproposti.
Il Tribunale di Messina esaminerà il ricorso il 29 settembre.