Il testo della nuova proposta Pd: equilibrio tra collegi uninominali e proporzionale. Ma i numeri al Senato (per ora) non ci sono
Come previsto, il relatore sulla riforma elettorale Emanuele Fiano ha presentato, durante la seduta della Commissione Affari Costituzionali della Camera di ieri sera, una nuova proposta di testo base su cui intraprendere la discussione: si tratta del sistema misto proporzionale/maggioritario messo a punto, nei giorni scorsi, dal Partito Democratico.
Scorrendo la bozza di provvedimento (soprannominata “Rosatellum”, per via del contributo dato dal capogruppo dem Ettore Rosato alla sua stesura), emerge che i componenti di Camera e Senato verrebbero eletti per metà in collegi uninominali e per il rimanente 50% in collegi plurinominali, che assegnerebbero alle liste da 2 a 4 seggi in proporzione ai consensi da queste ottenuti. Tralasciando le quote spettanti alla circoscrizione Estero e alle Regioni Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta, a Montecitorio 303 deputati verrebbero eletti in collegi uninominali e altrettanti nei collegi plurinominali, mentre a Palazzo Madama 150 senatori sarebbero selezionati con l’uninominale e 150 con metodo proporzionale.
In base al Rosatellum, l’elettore può esprimere il proprio voto per il candidato di un partito nel collegio uninominale o per il ristretto elenco di candidati collegati alla stessa lista nel plurinominale. Pertanto, non sarebbe ammesso il voto disgiunto. Nella proposta targata Pd, inoltre, accedono alla ripartizione dei seggi soltanto i partiti che superino la soglia di sbarramento del 5% a livello nazionale, sia alla Camera che al Senato (nonostante si parli ancora, in quest’ultimo caso, di elezione “su base regionale”).
Qualora venisse approvata questa legge elettorale, il Governo avrebbe 45 giorni per determinare i collegi in cui suddividere il Paese. Con una simile previsione, dunque, non sarebbe possibile uno svolgimento delle elezioni Politiche in tempi molto brevi.
Finora, il testo proposto dal Partito Democratico ha ottenuto il solo appoggio di Lega Nord, Ala e autonomisti, sufficiente per garantirne il via libera a Montecitorio, ma non a Palazzo Madama, dove la somma dei favorevoli al “Rosatellum” allo stato attuale si ferma a poco più di 140 voti. A complicare ulteriormente le condizioni di partenza della bozza dem è arrivata, poche ore fa, la bocciatura di Pier Luigi Bersani, che su Facebook ha parlato di “pasticciata invenzione dell’ultima ora”.
Sarà a questo punto da vedere se i lavori della Affari Costituzionali si concluderanno entro il 5 giugno, nuova data fissata dalla Capigruppo della Camera per l’avvio dell’esame della riforma in Aula. Tuttavia, se il Pd sceglierà di andare avanti senza curarsi della contemporanea opposizione di Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Mdp, Sinistra Italiana e Alternativa Popolare, il Rosatellum sarà con tutta probabilità destinato a non vedere la luce.