Con il rinvio del testo in Commissione, riemerge l’ipotesi estensione dell’Italicum al Senato. Continua il gioco dell’oca..
“A meno di colpi di scena, il proporzionale alla tedesca sarà approvato”. Questa era stata la nostra previsione dei giorni scorsi, al momento dell’avvio del cammino della riforma elettorale nell’Aula della Camera.
Anche in questa occasione, il Parlamento dell’attuale Legislatura si è rivelato essere il luogo dove tutto può succedere, e dunque oggi pomeriggio l’Assemblea di Montecitorio ha stabilito il rinvio del testo in Commissione Affari Costituzionali, sancendo la fine del recente accordo tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord. L’affossamento della legge elettorale ispirata al sistema vigente in Germania, come noto, è ufficialmente dovuto all’approvazione con voto segreto (sebbene un errore tecnico per alcuni istanti ne abbia reso palese l’esito) di un emendamento della deputata di Fi Michaela Biancofiore, sul quale il relatore Emanuele Fiano aveva espresso parere negativo.
Al di là degli scambi di accuse tra Pd e M5S sull’accaduto (per quanto i pentastellati non abbiano fatto seguire alle parole i fatti, la proposta Biancofiore non avrebbe potuto essere accolta senza la presenza di franchi tiratori negli altri partiti del “patto tedesco”), era da subito apparso chiaro che i numeri a sostegno della riforma erano inferiori ai 439 voti garantiti dalla somma dei Gruppi che l’avevano licenziata in Commissione. L’annuncio per il prossimo weekend di una nuova votazione sul blog di Beppe Grillo, le critiche al proporzionale avanzate da alcuni esponenti dem non renziani (su tutti, Vannino Chiti) e la scelta di rimandare la votazione finale della legge a martedì 13 giugno avevano già fatto intravedere la possibilità che saltasse tutto, divenuta poi certezza con un “incidente” da manuale. Se l’abbandono del proporzionale è stato reso inevitabile al terzo giorno di esame nel ramo dove avrebbe dovuto essere approvato con facilità, non è fuori luogo ipotizzare che il successivo iter al Senato si sarebbe in breve trasformato in un Vietnam parlamentare.
Nelle ore successive al rinvio del dossier nella Affari Costituzionali di Montecitorio, ogni forza politica ha attribuito alle altre la responsabilità di uno stop che appare incomprensibile perfino agli addetti ai lavori, a maggior ragione dopo l’accelerazione verificatasi nel weekend della Festa della Repubblica. Arrivati a questo punto, l’ipotesi più quotata torna a essere l’estensione a Palazzo Madama dell’Italicum ritoccato dalla Consulta a fine gennaio, per la quale non va esclusa la strada del Decreto Legge. Un nuovo passo indietro, quindi, in un continuo gioco dell’oca che rischia di far diventare ridicola una situazione piuttosto seria.