Sul rinvio asse Pd-Ap-Fi in Commissione Affari Costituzionali. Tempo scaduto per nuove meline
Si dovrà attendere ancora una settimana per la presentazione del testo base su cui far entrare nel vivo la discussione sulla riforma elettorale nella Commissione Affari Costituzionali della Camera.
L’arrivo di una proposta su cui indirizzare l’iter degli oltre 30 Disegni di legge presentati in Commissione era stata inizialmente annunciata dal presidente (nonché relatore dei provvedimenti) Andrea Mazziotti di Celso per giovedì 4 o venerdì 5 maggio, ma nel corso della riunione della Affari Costituzionali di ieri si è registrata una convergenza tra Forza Italia, Alternativa Popolare e Partito Democratico in favore di un rinvio di sette giorni del testo base.
In concreto, la richiesta di slittamento è arrivata dal deputato Fi Francesco Sisto, che ha motivato la sua posizione con il cambio di scenario determinato dalle primarie del Pd. Nella visione di Sisto, è a questo punto necessario che i dem e le altre forze politiche esprimano con chiarezza nelle sedi parlamentari le loro posizioni in materia di legge elettorale, mettendo fine al rincorrersi di interviste e dichiarazioni sui media.
Dore Misuraca di Ap e il capogruppo Pd Emanuele Fiano hanno condiviso il ragionamento, nel primo caso facendo riferimento alla necessità di una proposta di riforma appoggiata dai partiti di maggioranza e, per quanto riguarda Fiano, rimarcando l’importanza del ruolo del Parlamento su una materia così rilevante.
Dai rimanenti Gruppi presenti nella Affari Costituzionali di Montecitorio non sono arrivate particolari contestazioni alla richiesta di rinvio, sebbene Andrea Cecconi (M5S) e Alfredo D’Attorre (Mdp) abbiano fatto presente che un allungamento dei tempi dell’esame in Commissione potrebbe mettere in discussione l’arrivo di un testo nell’Aula della Camera per il 29 maggio, come disposto dalla Conferenza dei Capigruppo.
Appare fuori di dubbio che sia scattata, sia per la maggioranza che per l’opposizione, l’ora di “giocare a carte scoperte” sul dossier riforma elettorale, e che la prima mossa in tal senso spetti al Partito Democratico, stante la sua condizione di partito di maggioranza relativa. Le ultime cronache vorrebbero un Matteo Renzi intenzionato a ricercare un accordo con Forza Italia su un sistema proporzionale simile a quello esistente in Germania, con circoscrizioni legate ai territori e soglia di sbarramento nazionale, dopo aver pubblicamente bocciato l’ipotesi “Provincellum”.
Inevitabilmente, sui tempi della discussione parlamentare influiranno le sorti ancora incerte della Legislatura, ma dopo il recente appello di Sergio Mattarella i partiti non hanno più spazio per nuove meline.