Prosegue l’iter in Senato del Ddl che tutela le persone che segnalano reati di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato
di Fabio Gnoffo
Solamente una settimana fa l’ultimo eclatante episodio nel quale, dopo un blitz dei carabinieri del Nas contro i furbetti del cartellino nell’ospedale Loreto Mare di Napoli, sono finiti agli arresti domiciliari 55 dipendenti.
Tra le misure che potrebbero avere un ruolo importante nel prevenire o reprimere questa piaga c’è una proposta di legge attualmente all’esame del Senato: l’A.S. 2208 “Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato”, che ha l’intento di proteggere il dipendente che segnali illeciti, il cd. Whistleblowing, rispetto a misure discriminatorie o comunque penalizzanti, nel rapporto di lavoro, pubblico o privato.
Il disegno di legge in Commissione Affari costituzionali e già approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati il 21 gennaio 2016, prevede per la persona che segnali, in buona fede, al responsabile della prevenzione della corruzione dell’ente o all’Autorità nazionale anticorruzione le condotte illecite o di abuso di cui sia venuto a conoscenza nel corso del suo rapporto di lavoro, la tutela di non essere soggetto, per motivi collegati alla segnalazione, a sanzioni o sottoposto a misure organizzative che abbiano un impatto negativo sulle condizioni di lavoro.
Nel testo del Ddl si prevede che le eventuali misure discriminatorie vadano comunicate, dalla persona interessata o dai sindacati più rappresentativi, all’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), la quale a sua volta ne dà comunicazione al Dipartimento della funzione pubblica e agli altri organismi di garanzia.
Il provvedimento introduce una serie di modifiche all’articolo 54-bis del Testo unico del pubblico impiego, decreto legislativo n. 165 del 2001.
Una delle novità, rispetto all’attuale articolo 54-bis, riguarda il fatto che la tutela si applicherebbe solamente alle segnalazioni fatte in buona fede, intesa come”ragionevole convinzione, fondata su elementi di fatto”.
L’applicazione della nuova disciplina è prevista anche per i collaboratori, consulenti e per i lavoratori o collaboratori di imprese appaltatrici di opere o di beni e servizi in favore della amministrazione pubblica.
Nel caso in cui venisse accertata, nell’ambito dell’istruttoria condotta dall’ANAC, l’adozione di atti discriminatori da parte dell’ente, si prevede che l’Autorità applichi al responsabile che abbia adottato tale misura una sanzione amministrativa pecuniaria, da 5.000 a 30.000 euro. Al contrario invece se al termine del procedimento risulti l’infondatezza della segnalazione e l’assenza della buona fede da parte della persona che ha segnalato la condotta illecita, questi è sottoposto a procedimento disciplinare, che può concludersi anche con il licenziamento senza preavviso. Da notare, che a differenza delle norme presenti in altri Paesi come ad esempio gli Stati Uniti, non sono previste forme di premialità per la segnalazione fondata.
Per quanto riguarda la tutela del dipendente o collaboratore che segnali illeciti nel settore privato, il Ddl va a modificare l’articolo 6 del decreto legislativo n. 231 del 2001, relativo alla disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica. In particolare si obbligano gli enti a prevedere misure idonee a tutelare l’identità del segnalante e a prevedere canali alternativi per le segnalazioni. Infine si prevede che il licenziamento ritorsivo o discriminatorio del soggetto segnalante è nullo, come sono altresì nulli il mutamento di mansioni e qualsiasi altra misura ritorsiva o discriminatoria adottata nei confronti del segnalante.
Il 28 febbraio in Commissione Affari costituzionali Senato è stato riaperto il termine per la presentazione degli emendamenti, fissandolo alle ore 13.00 di martedì 7 marzo, ed è stato nominato come nuovo relatore il sen. Alessandro Maran Pd). Su un punto tutti gli schieramenti si sono trovati d’accordo: la necessità di adottare misure preventive per contrastare fenomeni corruttivi nelle pubbliche amministrazioni e nelle imprese private operanti nel settore degli appalti pubblici.
Nelle prossime settimane vedremo se questo provvedimento riuscirà ad avere un ampio consenso e a portare a termine il suo iter parlamentare.