Necessario aumentare gli investimenti. L’Europa chiede una correzione da 5 miliardi
di LabParlamento
La battaglia con Bruxelles sui conti pubblici è ufficialmente aperta. Il premier Giuseppe Conte esclude una manovra bis ma ribadisce che il Governo vuole tenere in ordine le finanze, perché “non siamo una banda di scapestrati”.
Il Consiglio economia e finanza dell’Unione Europea (Ecofin) di oggi, approvando le raccomandazioni specifiche per i Paesi membri pubblicate dalla Commissione Ue a maggio ha chiesto all’Italia “uno sforzo strutturale di almeno lo 0,3% del Pil nel 2018, senza alcun margine aggiuntivo di deviazione sull’anno”, essendoci “un rischio di deviazione significativa” dall’obiettivo del pareggio strutturale di bilancio. Si tratterebbe di un aggiustamento pari a 5 miliardi di euro.
Nel 2019 visto il debito sopra il 60% l’aggiustamento richiesto è pari allo 0,6%.
“Non parliamo del 2018 perché nel 2018 nulla cambia”. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ieri è volato a Bruxelles con un giorno d’anticipo sull’Ecofin per incontrare il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, e aggiornarlo sui conti pubblici italiani.
Tria ha spiegato a Dombrovskis, confermando quanto già sostenuto nell’audizione in Parlamento sulle linee guida del suo mandato nei giorni scorsi, che il Governo non farà aggiustamenti strutturali rilevanti, perché rallenterebbero l’economia già in frenata. “Si vedrà a consuntivo se abbiamo rispettato o no gli impegni con l’Ue” ha dichiarato Tria, aggiungendo che “E’ probabile che il gap di 0,3 si colmi, e se non si colma vedremo, discuteremo a consuntivo, a primavera”.
Questa posizione ha portato il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno a ricordare come lo stesso Ministro dell’Economia e delle Finanze, nella riunione di giugno, aveva assicurato il rispetto degli impegni con l’Ue.
Tria assicura che con l’Ue non c’è alcun dissenso e che il dialogo è avviato. Si tratterà quindi di capire come la Commissione concederà nuova flessibilità, dal momento che le clausole sono state tutte esaurite dal precedente Governo. Su questa questione è arrivato anche il richiamo dalla Corte dei Conti Ue in merito ai margini concessi già considerati “eccessivi”, allontanando gli obietti di risanamento. Per La Corte dei Conti servirebbero norme più rigide per i Paesi fortemente indebitati, dal momento che a loro avviso tutte le concessioni non hanno fatto calare il debito.
“A una prima valutazione, si prevede che l’Italia non rispetterà la regola del debito nel 2018 e 2019” ha sottolineato oggi l’Ecofin, spiegando che “l’elevato debito pubblico implica che ampie risorse siano assegnate a coprire i costi per servire il debito, a detrimento di misure che aiutano la crescita incluse istruzione, innovazione e infrastrutture”. Il Consiglio ritiene inoltre che “le misure necessarie dovrebbero essere prese dal 2018 per rispettare le indicazioni del Patto” e “sarebbe prudente anche l’uso di entrate inattese per ridurre il debito”.