Sarebbe pari a 2,2 miliardi di euro, il giro d’affari della criminalità organizzata italiana derivante dall’infiltrazione nell’economia legale del settore turistico del Belpaese di cui 850 milioni di euro, pari al 38% del totale, concentrato nelle realtà del Mezzogiorno. Un’attività sempre più pervasiva di controllo del territorio che metterebbe a rischio ben 4.450 imprese attive nel comparto, maggiormente fiaccate dalla crisi di liquidità causata dall’emergenza pandemica e, dunque, più vulnerabili al “welfare criminale” delle mafie che dispongono, al contrario, di ingenti risorse finanziarie pronte alle operazioni di riciclaggio.
Sono sei i sistemi regionali con il livello di rischio più elevato: Campania, Lazio, Sicilia, Calabria, Lombardia e Puglia. Ben 430, inoltre, gli alberghi e i ristoranti confiscati ad oggi, di cui quasi il 60 per cento nei territori tradizionalmente caratterizzati da un maggiore radicamento della criminalità organizzata. Impennata pari al 243 per cento, infine, per le operazioni finanziarie sospette direttamente attinenti ai gruppi mafiosi.
È quanto emerge da una ricerca realizzata da Demoskopika che ha stimato l’attività di welfare criminale delle mafie sul comparto turistico elaborando una serie di dati rilevati da alcune fonti ufficiali o autorevoli: Unioncamere, Direzione Investigativa Antimafia, Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata,Istat, Cerved e Transcrime.
“Oltre il 13% delle imprese del comparto turistico a rischio default a causa del Covid – dichiara il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – potrebbe subire le strategie aggressive di infiltrazione economica della criminalità organizzata. La prolungata emergenza, causata dalla pandemia, ha generato una preoccupante crisi di liquidità rendendo le imprese ancora più vulnerabili all’ingresso nel capitale sociale di ingenti quantità di denaro dei sodalizi criminali che necessitano di un rinvestimento legale ad alto valore aggiunto”.
Classifiche: il livello di infiltrazione criminale per regione. Campania, maglia nera. Sono sei i sistemi turistici regionali a presentare i rischi più elevati di infiltrazione criminale nel tessuto economico: Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia, Puglia. In particolare, a pesare sul primato negativo della Campania, che ha totalizzato il massimo del punteggio (122,9 punti), i 101 alberghi e ristoranti confiscati, pari al 23,5% sul totale delle strutture turistiche confiscate dalle autorità competenti e le oltre 11 mila operazioni finanziarie sospette direttamente imputabili alla criminalità organizzata.
A completare l’area caratterizzata da un livello “alto” di infiltrazione economica nel comparto turistico, in relazione a pesi diversi ottenuti sugli indicatori individuati, si collocano Lazio (113,8 punti), Sicilia (110,9 punti), Calabria (108,1 punti), Lombardia (106,6 punti) e Puglia (105,7 punti). Sul versante opposto, sono quattro i sistemi turistici a presentare una minore vulnerabilità, presenti nel cluster delle realtà con un rischio “basso” di infiltrazione economica: Marche (93,6 punti), Veneto (92,8 punti), Friuli Venezia Giulia (91,2 punti) e Trentino-Alto Adige (89,5 punti).
L’analisi per sodalizio criminale evidenzia il primato della ‘Ndrangheta con un giro d’affari di 810 milioni di euro, pari al 37% degli introiti complessivi, immediatamente seguita dalla Camorra con 730 milioni di euro (33%), Mafia con 440 milioni di euro (20%) e criminalità organizzata pugliese e lucana con 220 milioni di euro (10%). Osservando il livello territoriale emerge, inoltre, che nelle realtà del Mezzogiorno si concentrerebbe il 38% degli introiti criminali, pari a 825 milioni di euro. A seguire il Centro con 515 milioni di euro (23%), il Nord Ovest con 490 milioni di euro (22%) e il Nord Est con 370 milioni di euro (17%).
Nelle realtà territoriali caratterizzate da un maggiore rischio di infiltrazione economica della criminalità organizzata, infine, si concentra oltre la metà (53,4%) del giro d’affari dei proventi illegali, quantificabile in 1.175 milioni di euro: Campania (265 milioni di euro), Lombardia (260 milioni di euro), Lazio (260 milioni di euro), Sicilia (175 milioni di euro), Puglia (140 milioni di euro) e Calabria (75 milioni di euro).