Il conflitto in Ucraina prosegue incessantemente e le varie prove di negoziato portate avanti fino ad ora non sembrano condurre ad alcun risultato concreto.
Il Presidente ucraino Zelensky, che sta intervenendo in maniera virtuale a moltissimi appuntamenti istituzionali dei paesi che sostengono l’Ucraina in questo conflitto, ha dichiarato di essere realista e che difficilmente Kiev entrerà nella NATO.
Sempre nel corso del suo intervento con i rappresentanti degli Stati membri della Joint Expeditionary Force, presieduta dal primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, il Presidente ucraino ha sottolineato che l’Alleanza Atlantica fino a questo momento non ha mostrato il coraggio necessario, in quanto una no-fly zone sopra il cielo ucraino non è stata predisposta.
Come sottolineano molti analisti, però, attuare una no-fly zone implicherebbe l’invio di aerei della NATO in territorio ucraino e sarebbe a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra nei confronti di Mosca. Stati Uniti ed Europa non vogliono spingersi fino a questo punto e, piuttosto che intervenire direttamente nel conflitto, stanno continuando ad inviare armi a Kiev.
Nel frattempo, l’avanzata delle truppe russe lentamente procede e sono diversi i fronti aperti. Intorno alla capitale Kiev, i russi sono stati, per il momento, bloccati a circa 10 miglia dalla città, mentre a sud del paese, la regione di Kherson sembra essere sotto il pieno controllo dell’esercito di Mosca.
La città di Mariupol, che sta pagando un prezzo enorme in termini di vite umane, sembra ancora resistere. Sono stati aperti dei corridoi umanitari proprio da Mariupol per far uscire i civili ma la situazione resta critica nella città che si affaccia nel Mar D’Azov.
Sempre più si parla delle forze irregolari che Mosca avrebbe ingaggiato, in particolare i contractos delle Private Military Companies e i mercenari siriani, truppe che sarebbe pronta ad usare per mantenere il controllo nelle zone conquistate fino ad ora.
A dare il senso della tragicità della guerra, oltre alle immagini che quotidianamente giungono dall’Ucraina, ci sono anche gli ultimi dati dell’ONU: a partire dal 24 febbraio, quasi 3 milioni di profughi hanno attraversato il confine ucraino per cercare riparo all’estero. Di questi, la maggior parte si è recata in Polonia, circa 1,8 milioni, mentre quasi 450 mila in Romania e 350mila in Moldavia.
Centotre sono al momento i bambini rimasti uccisi e quasi duemila i morti civili in sole tre settimane di conflitto. Con il prosieguo della guerra questi numeri inevitabilmente continueranno ad aumentare.
Da un punto di vista strettamente politico, il conflitto ucraino sta rinsaldando l’Alleanza Atlantica, avvicinando nuovamente le due sponde dell’Atlantico dopo che, durante la presidenza di Donald Trump, i rapporti tra Stati Uniti ed Europa erano diventati più freddi. La guerra ha fatto sì che vi fosse una totale convergenza sulle misure da prendere contro Mosca. Tant’è vero che la NATO come organizzazione veniva percepita da molti come anacronistica, mentre ora si ritrova in una situazione di assoluta centralità, dovuta ad un ritorno alle origini, e cioè il contenimento delle attività militari russe. Non è un caso che oltre all’Ucraina, anche Svezia e Finlandia abbiano mostrato interesse per un possibile ingresso nell’Alleanza, vista anche la loro posizione geografica.
Difficile fare previsioni ora sull’evolversi del conflitto. Sicuramente c’è da comprendere come si muoveranno Cina e Turchia, attori importanti che fino ad ora sono rimasti un po’ ai margini e che potrebbero svolgere ruoli significativi nel breve periodo.
In più, la resistenza degli ucraini quanto ancora potrà durare senza un aiuto diretto delle forze occidentali? In base anche a queste questioni, oltre che all’incidenza delle sanzioni occidentali sull’oligarchia russa, la strategia di Putin nel conflitto ucraino potrebbe cambiare.
L’auspicio, ovviamente, è che prima o poi una soluzione diplomatica possa essere trovata anche se le premesse non sono buone in questo senso.