Economia di guerra, ovvero l’adeguamento del sistema economico alle necessità della guerra. Mentre si assiste all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le economie di tutto il mondo si stanno interrogando sui possibili senari futuri sia nel breve che nel lungo termine.
Il rischio è che, per finanziare l’adeguamento dei sistemi economici, gli Stati possano attingere dalle solite fonti di finanziamento: tasse e debito pubblico, senza contare l’inflazione che già da diversi mesi è in forte aumento per via dei rincari sull’energia, peraltro innescati proprio dal nervosismo del quadrante russo.
La guerra in Ucraina, infatti, si è immediatamente riflettuta in maniera pesante sui mercati finanziari. Le borse europee, ma anche quelle asiatiche, secondo Qui Finanza, giovedì scorso hanno chiuso in forte calo mentre alcune materie prime come gas e petrolio hanno registrato forti aumenti. L’oro è tornato ai livelli massimi registrati un anno fa.
Nel frattempo, sono scattate le sanzioni nei confronti della Russia che incideranno negativamente su un interscambio commerciale che nel 2021 mondo ha raggiunto i 785 miliardi di dollari.
La Russia fornisce il 40% del petrolio e del carbone dell’UE e il 20% del suo gas, che peraltro al momento non rientrano nella lista delle sanzioni. Fra le misure decise dal vertice Ue c’è il divieto di esportare aerei, parti e attrezzature dall’industria aeronautica e spaziale in Russia, nonché le tecnologie di raffinazione per l’industria petrolifera. Anche gli Stati Uniti hanno messo al bando l’export tecnologico verso la Russia e inserito in blacklist quattro banche statali russe.
In tempi dunque di economia di guerra si rispolvera il Cboe Volatility Index, noto come “indicatore di paura”, ovviamente schizzato in alto in queste ore e già utilizzato allo scoppio della pandemia da Covid 19.
La curva del Vix riflette le aspettative a lungo termine per la volatilità del mercato e un’inversione della curva suggerisce agli investitori di considerare le prospettive a breve termine più incerte di quelle a lungo termine. L’indicatore, creato dal Chicago Board Options Exchange (Cboe), stima la volatilità implicita delle opzioni sullo S&P 500. Il Vix ha raggiunto il suo massimo a 82,69 nel marzo del 2020, in piena prima ondata del Covid. Ora si colloca a 33,7 con un balzo rispetto a venerdì scorso del 13,59% (Fonte Rai News).