Non solo una guerra a colpi di cingolati. Mentre dal fronte militare continuano a giungere immagini agghiaccianti di civili ucraini caduti sotto i colpi dell’artiglieria di Putin (solo pochi giorni fa, nei pressi di Kharkiv, si sono contati oltre 2 mila morti, di cui oltre 100 bambini) è difficile scindere la verità dalla propaganda filosovietica.
Il sistema dell’informazione, infatti, è messo a dura prova da questo primo conflitto “2.0”. Una guerra che viene combattuta, oltre che con i mezzi tradizionali, anche con le armi moderne della tecnologia e della comunicazione multimediale. La disinformazione che corre online, infatti, rappresenta una delle armi usate (da tutti gli schieramenti) per diffondere false certezze, raccontare una parte di verità o, peggio ancora, ingannare e demoralizzare la parte avversaria.
È tanta la paura del propagarsi di notizie false e tendenziose che, qualche giorno fa, la Duma ha varato una legge che punisce, con una reclusione sino a 15 anni, tutti coloro i quali diffonderanno false notizie sulla guerra, accompagnato da un più grande piano di controllo dei media e dei social network attivi in Russia, accusati di distorcere la realtà e propagandare falsità sul conflitto ucraino.
Appena giorno fa, infatti, l’autority per la comunicazione russa, il Roskomnadzor, ha limitato l’accesso a diverse testate di vari paesi, tra cui la BBC e l’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle, anche per ritorsione nei confronti dell’Europa che, all’inizio dell’invasione, ha sospeso le trasmissioni dell’agenzia governativa Sputnik e del canale satellitare Russia Today.
Ma, si sa, la verità fa male. Forse per questo il 4 marzo scorso, il Roskomnadzor ha chiuso agli utenti Facebook e Twitter. Questi due social, infatti, non sono più disponibili per i russi che, in tal modo, non potranno diffondere nessun pensiero in Rete su quanto sta accadendo, soprattutto se in contrasto con la politica di Mosca (e, di conseguenza, non potranno nemmeno tenersi informati e leggere quanto si scrive all’estero).
Come comunicare e far sapere realmente, dunque, ciò che accade? Un’ingegnosa trovata arriva da Agne Kulitaite, giovane influencer lituana. La modella 28enne, qualche giorno fa, ha deciso di scendere in campo contro la disinformazione disseminata dall’esercito di Putin, e combattere – con armi decisamente non convenzionali – la sua personale battaglia in onore della verità e a favore della martoriata Ucraina.
Per questo si è iscritta a numerosi siti di dating – portali dedicati alla ricerca di “primi appuntamenti” e, in generale, dell’anima gemella (ma non solo) – mettendo in bella vista tutto il suo fascino. Tinder, Badoo e Bumble sono soltanto alcune delle piattaforme sulle quali Agne è attiva e, una volta ricevuto un contatto da un ragazzo russo, anziché iniziare un’amichevole discussione sul suo piatto preferito o la vacanza più bella, ecco iniziare a sciorinare tutte le nefandezze dell’attacco russo, con tanto di immagini di città distrutte e villaggi ucraini in fiamme. Tutto a difesa della verità, cosa ormai del tutto negata ai cittadini sovietici. “So che per qualcuno può sembrare ingenuo, che gli ucraini muoiono mentre e noi stiamo qui a parlare di siti di dating” ha fatto ecco Agne, “ma ogni strumento è importante”.
Benvenute, allora, alle celebrità di Internet. Influenzando la verità, forse, si riuscirà ad influenzare pure la pace.