Le crisi sono, per i leader, una cartina di tornasole. Le crisi, addirittura, possiamo definirle delle finestre di opportunità (Kingdon 1984). Un’occasione, quindi, nella quale poter estendere l’abbraccio del proprio consenso. Per farlo, però, è necessario sapersi districare nell’ambito del crisis management, e quindi adottare una buona comunicazione di crisi. Chi ci sta riuscendo, senza dubbio, è Volodymyr Zelensky, il Presidente dell’Ucraina. L’ex comico, salito al potere nel 2019, si sta ora ritrovando a gestire una crisi senza precedenti.
Zelensky ed il rally ‘round the flag effect
Il Rally ‘round the flag effect è un concetto politologico (Mueller 1970) che spiega quell’effetto secondo cui, durante una crisi, la popolazione si stringe intorno al proprio leader. Facile capire il perché: durante una crisi le persone perdono i propri punti di riferimento, l’incertezza aumenta, e si è smarriti all’interno di un contesto complesso, difficile da decifrare anche per via del massiccio traffico di informazioni (e disinformazioni) che tipicamente attornia uno scenario di crisi.
Guardiamo cosa è successo, anche solo in Italia, durante gli inizi della crisi sanitaria: al cospetto di un nemico invisibile, e nella totale infodemia, la cittadinanza si è stretta intorno alla voce sicura del Premier Conte, il quale toccò picchi di consenso inimmaginabili prima.
Tutto ciò si sta verificando, sotto il pesante rumore dei colpi di mortaio, anche in Ucraina. Secondo una rilevazione condotta dall’agenzia Rating, il 91% degli ucraini sostiene il Presidente Zelensky. È evidente, dunque, che il sentiment del paese si stia stringendo intorno alla propria bandiera, al proprio leader.
Ma il Rally ‘round the flag effect da solo non basta. Il legame con la base va alimentato e rinsaldato. Un dare e avere tra il leader ed i suoi followers. In una sola parola: empowerment. “Il primo (il leader, ndr) mobilita i secondi (i followers, ndr) incoraggiando in loro un sentimento di identificazione collettiva, che a sua volta produce un sentimento di autostima e di efficacia (empowerment)”[1].
Il mezzo principale per alimentare il rapporto con i followers è proprio la comunicazione. Ed è qui che entra il gioco il nostro protagonista che, per dirla con parole di Joseph Nye, sta generando attrazione tra i suoi mediante l’esercizio dello smart power.
La comunicazione di Zelensky, nella sua semplicità, si sta rivelando particolarmente efficace: il Presidente tiene alto l’umore dei suoi concittadini con messaggi di mobilitazione che rimandano al patriottismo ucraino.
Da notare, poi, una sofisticatezza non verbale: da quando è scoppiato il conflitto, Zelensky si è spogliato di giacche e cravatte, ed ha deciso mostrarsi solamente con una maglietta (o una felpa) sportiva color verde militare. Una visione che sblocca, evidentemente, il frame della guerra. Una guerra di cui anche lui fa parte, al fianco della sua gente. Anche la barba, evidentemente più vistosa rispetto a due settimane fa, denota un trascurarsi dovuto dall’urgenza: c’è molto da fare, e non c’è tempo per i fronzoli.
L’ultimo aspetto interessante, della comunicazione di Zelensky, è l’utilizzo dei social, in particolar modo Twitter. Se su Instagram prevalgono le immagini, e quindi la sua performance da presidente in guerra, su Twitter il linguaggio è prevalentemente verbale. Anche se non mancano, anche qui, le carezze motivazionali ad alto impatto visivo: l’immagine di copertina è diventata una bandiera ucraina che sventola con il messaggio “L’Ucraina sta difendendo l’Europa ed il mondo”. La frequency è nettamente aumentata proprio per far denotare la sua presenza: io ci sono, sembra voler dire ai suoi. I dati, che si riferiscono ad un’analisi di Domenico Giordano per Arcadia, sono piuttosto eloquenti: la media è di 18 post al giorno dal 24 febbraio al 2 marzo. La risposta degli utenti non è da meno: 12.170.071 reactions ai post e 4.037.096 followers guadagnati.
Un cocktail perfetto, tra online ed offline, che fa di Volodymyr Zelensky un vero leader simbolico. L’Ucraina è con lui. E non solo, evidentemente.
[1] S. Ventura, I leader e le loro storie, Il Mulino, Bologna, 2019. Pag. 15