A cura del Prof. David Collins, professore di diritto commerciale internazionale, City University of London*
Continuare ad accusare che il piano del Regno Unito di abrogare il Protocollo sull’Irlanda del Nord “viola il diritto internazionale”, come se il Regno Unito fosse una sorta di Stato Canaglia, non lo rende vero.
L’articolo 16 del Protocollo stabilisce che, se l’accordo causa “gravi difficoltà economiche, sociali o deviazioni degli scambi, [le parti, ovvero UE e Regno Unito] possono adottare unilateralmente misure appropriate”. Questo è ciò che il governo britannico sta cercando di fare attraverso la legislazione. È anche una procedura nota nel diritto internazionale, come le misure di salvaguardia dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Le salvaguardie sono concepite per attutire i gravi shock derivanti dagli accordi di libero scambio e sono ampiamente considerate una necessità, viste le difficoltà che alcuni Paesi incontrano nell’adattarsi a nuove relazioni commerciali.
Quello che è successo dopo la firma del Protocollo è grave: un crollo quasi totale degli scambi commerciali tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord a causa dei palesi controlli doganali dell’UE sulle merci. Le implicazioni che ne derivano per l’integrità dell’Unione e per il benessere economico del Regno Unito sono davvero preoccupanti.
L’irragionevolezza del controllo delle merci da parte dell’UE equivale a un blocco nel Mare d’Irlanda. Questo è il miglior esempio di malafede nell’attuazione di un accordo che si possa immaginare. Quasi un quinto di tutti i controlli documentali effettuati dalle dogane dell’UE riguarda il confine irlandese – una cifra assurda se si considera che queste spedizioni rappresentano ben meno dell’1% del commercio dell’UE. È difficile resistere alla conclusione che questo ginepraio di carte sia stato deliberatamente inflitto al Regno Unito come una sorta di punizione.
Per quanto riguarda l’adeguatezza, il Protocollo fornisce ulteriori chiarimenti. Le misure adottate da una parte in risposta a un grave pregiudizio devono essere limitate a quelle strettamente necessarie. Liz Truss ha spiegato che la risposta del Regno Unito consisterà in controlli doganali semplificati sul Mare d’Irlanda, tra cui una corsia verde senza controlli per le merci che rimangono in Irlanda del Nord, collegata a un sistema di commercio fiduciario, e una corsia rossa per i controlli completi sui prodotti che entrano in Irlanda e nel mercato unico. Questa proposta non è uno “strappo” sconsiderato al Protocollo, come vorrebbe farci credere la BBC. Si tratta, come ha sostenuto il procuratore generale Suella Braverman, di un esercizio perfettamente legale dei diritti del Regno Unito, come enunciato dal Trattato.
L’articolo 16 stabilisce poi che la parte contro cui sono state imposte misure di salvaguardia per rimediare al pregiudizio (in questo caso l’UE) può rispondere con “misure di riequilibrio proporzionate”, che devono anche essere “strettamente necessarie”. Questo non autorizza una guerra commerciale, come sembra minacciare l’UE. Dato il volume esiguo di scambi commerciali che potrebbero essere interessati, le tariffe corrispondenti sui prodotti britannici dovrebbero essere minime. Qualsiasi tentativo di ritorsione al di là di questa soglia sarebbe illegale, per non dire autolesionista visto il surplus commerciale dell’UE con il Regno Unito.
La soluzione di un approccio light al confine tra la Gran Bretagna e l’Irlanda può preservare l’integrità del Regno Unito e allo stesso tempo rappresentare una minaccia minima o nulla per il mercato unico dell’UE. Questo è esattamente il tipo di accordo previsto dal Protocollo e il motivo per cui il Regno Unito ha firmato il Trattato. Purtroppo, l’UE non l’ha vista in questo modo. Dobbiamo reagire subito.
*Articolo pubblicato su The Telegraph il 19 maggio 2022