La presidente von der Leyen ha presentato il piano di investimenti in campo ambientale: dal Meccanismo per una transizione equa alla Legge europea sul clima. Budget di mille miliardi di euro
Mille miliardi di euro in 10 anni, con una mobilitazione di fondi sia pubblici sia privati: entra così nel vivo la discussione sul Green New Deal europeo, presentato ufficialmente a Bruxelles lo scorso 11 dicembre dalla neo-eletta Presidente Ursula von der Leyen. Quello che finora assomigliava di più ad una lista di buoni propositi piuttosto che ad un’agenda politica di lavoro, comincia finalmente ad assumere la forma di un vero e proprio programma di investimenti, anche grazie al riferimento concreto a cifre consistenti e ad una road map scadenzata nel tempo.
Il piano per la transizione verde, pubblicizzato ufficialmente questa settimana dalla Commissione europea con il nome di “piano di investimenti per un’Europa sostenibile”, fa leva in primo luogo, sul bilancio dell’UE – attualmente in via di definizione per il prossimo settennato – con l’obiettivo di impegnare nuove risorse a favore di progetti green in tutta Europa, per poi proseguire con l’introduzione di incentivi di carattere normativo che accompagnino la diffusione degli investimenti.
Un’impresa non facile se si considera la ferma opposizione dei Paesi appartenenti al blocco di Visegrad alla proposta della Commissione di trasformare l’Unione europea nel primo “continente” al mondo a impatto climatico zero entro il 2050, opposizione che peraltro aveva fatto saltare l’accordo sul clima, in occasione del Consiglio europeo di giugno.
E qui entra in gioco il Just Transition Fund (Fondo per una transizione giusta), come parte dello strumento chiave del Meccanismo per una transizione equa, presentato, nel corso di questa settimana a Bruxelles e pensato proprio per aiutare quei Paesi che si trovano in ritardo nella transizione climatica perché dipendenti da energie fossili, uno fra tutti la Polonia. Si tratta di fornire un sostegno mirato, stimato in almeno 100 miliardi di euro nel periodo 2021-2027, alle Regioni più colpite dalla transizione, attenuandone l’impatto socio-economico e generando nuovi investimenti per le comunità le cui economie dipendono ancora dai combustibili fossili.
Il cronoprogramma annunciato dalla Commissione prevede poi, per il mese di marzo, la presentazione di una proposta di legge UE per l a neutralità climatica al 2050, oltre ad una strategia sulla biodiversità per il 2030, alla nuova strategia industriale e al piano di azione sull’economia circolare “Dal produttore al consumatore”.
Se la tabella di marcia verrà rispettata, nel corso del prossimo giugno, verranno quindi valutati dalla Commissione europea i singoli piani nazionali energia-clima e si procederà con l’emanazione del piano per aumentare la riduzione delle emissioni al 2030 dall’attuale 40% al 50-55%.
Infine, entro il 2021 è in programma una revisione della normativa europea sugli aiuti di Stato per gli investimenti in energia e clima e sarà presentata una proposta per introdurre misure di difesa da importazioni inquinanti (la carbon tax).
Ma la strada verso un’economia sostenibile è ancora molto lunga e impegnativa, soprattutto sul fronte degli investimenti futuri: la stessa Commissione UE ha valutato che per raggiungere gli attuali obiettivi 2030 in materia di energia e clima saranno necessari investimenti aggiuntivi pari a 260 miliardi di euro all’anno fino al 2030. E non sono pochi.