Rubrica a cura del dott. Ciro Amendola, direttore della Gazzetta Ufficiale, meticoloso burocrate uscito dalla penna del costituzionalista-romanziere Alfonso Celotto, che si è divertito a raccogliere e a spiegare le sigle più astruse della Pubblica Amministrazione.
La burocrazia ama le sigle. Le sigle amano la burocrazia.
URP, come Ufficio Relazioni con il Pubblico. In pratica, la porta attraverso la quale i cittadini dialogano con la PA (Pubblica Amministrazione, cioè).
L’introduzione degli URP avviene con il D.lgs n. 29 del 1993 (abrogato dal D.lgs n. 165 del 2001) il quale ha disposto che le amministrazioni pubbliche individuino, nell’ambito della propria struttura, Uffici per le Relazioni con il Pubblico al fine di garantire la piena attuazione della legge 7 agosto 1990 n. 241.
Successivamente con la direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri 11 ottobre 1994 prima e con la legge n. 150 del 7 giugno 2000 in seguito, sono stati ampliati i principi per l’istituzione, l’organizzazione e il funzionamento degli URP.
L’URP fa e dovrebbe fare una serie di cose bellissime che dovrebbero consentire alla PA di cambiare il proprio volto e diventare una struttura davvero che collabora e dialoga con i cittadini, li assiste, li supporta e li aiuta. Mica quella vecchia PA che eravamo abituati a conoscere, quella che controlla, vigila, impaurisce, complica…
Quindi, un cittadino che deve parlare con il RUP (responsabile Unico del Procedimento), per avere il CUP (Codice Unico del Progetto) e consegnare il DURC (Documento Unico Regolarità Contributiva) basta che vada all’URP, no?
Ad un ufficio, comodo, accessibile, che ti risponde subito, che sa come farti muovere nei meandri e nei labirinti di leggi, decreti e regolamenti.
Come è scritto chiaramente nella Direttiva URP del 1994 (di oltre 20 anni fa!):
“E’ necessario che gli uffici: siano collocati in locali facilmente individuabili ed accessibili, con ampia ricettività di parcheggio ed agevole raggiungibilità con i mezzi di trasporto. A tali fini, è opportuno ricorrere ad intese e convenzioni con le amministrazioni comunali, anche mediante accordi globali per tutti gli uffici compresi in uno stesso contesto urbanistico; rendano note le modalità di accesso (toponomastico, postale, telefonico, posta elettronica, fax, ecc.); osservino un orario di ricevimento del pubblico distribuito anche nelle ore pomeridiane; utilizzino personale con approfondita conoscenza dell’organizzazione dell’amministrazione di appartenenza, professionalmente qualificato per l’accoglienza del pubblico e delle istanze presentate e per la ricezione delle richieste di informazioni attraverso sistemi telematici, di posta elettronica, videotel, postali, telefonici (numero verde)”.
Ah come sarebbe bella la PA che dovremmo avere…