Evitati finora i “faccia a faccia”, lo scontro quotidiano è su Facebook, Instagram e Twitter. LabParlamento ha condotto un’analisi sul seguito dei candidati premier sulle principali piattaforme
La campagna elettorale per le politiche 2018 si sta rivelando, purtroppo, piena di astio, ripicche, rivendicazioni e vecchi slogan, alcuni copiati altri rivisitati. Ma in questo mese e poco più di agonia elettorale, l’assenza che più si è fatta sentire è sicuramente quella dei famosi “faccia-a-faccia”, celebri quelli di un tempo tra Prodi/Occhetto e Berlusconi.
Nonostante qualche sporadica richiesta (di chi rincorre) e nonostante molti sperino ancora che un dibattito tra tutti i candidati premier stia bollendo in pentola, se il 4 marzo arrivasse per magia più in fretta del dovuto, senza che vi sia stato questo momento di confronto, alla fine, forse, non ci stupiremmo nemmeno più di tanto. La domanda sorge quindi spontanea: se non lo fanno in televisione o sui territori, dove si stanno “scontrando” i candidati premier?
In questo gioco di specchi dove ci si rincorre senza mai incontrarsi, tra un evento e l’altro, tra una trasmissione e l’altra, e si monitorano costantemente le dichiarazioni riportate sui social degli avversari così da avere sempre una risposta pronta (leggi “tweet” o “post di Facebook”), l’arena politica si è spostata ormai da tempo sui social network: Facebook, Instagram e Twitter (per frequenza di utilizzo e diffusione in Italia). Un uso, quello delle campagne sui social network che però, deve essere chiaro, non sposta nessun voto.
Il “re” indiscusso di Facebook è Matteo Salvini, segretario della Lega, che ha capitalizzato ben 2 milioni di seguaci su questa piattaforma, quasi doppiando gli avversari: Di Maio, Renzi e Berlusconi sono tra 1 e 1.2 milioni, seguono Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Pietro Grasso (Liberi e Uguali). E’ interessante notare che i primi 3 della classifica (Salvini, Di Maio e Renzi) sono quelli che storicamente hanno fatto un uso maggiore dei video (con o senza post annesso) e che proprio questo tipo di contenuto è quello che, secondo il rapporto We Are Social 2018, in Italia, registra il maggior tasso di engagement (7.69%).
Su Instagram invece, il secondo social per diffusione in Italia (16 milioni di utenti attivi), conduce Renzi (112K) seguito subito da Di Maio e Salvini mentre Berlusconi e Meloni si attestano sotto i 100K. Gli stili comunicativi sono pressoché simili. Un diario politico della campagna elettorale, tra incontri, video-storie, card con appuntamenti e qualche accenno al programma, pochi selfie, e rari scatti delle loro vite familiari.
Molto diversi i numeri su Twitter, il meno diffuso tra i 3 network, precedentemente definito come quello preferito dagli “opinionisti”, dove Matteo Renzi non ha rivali (3.3 milioni di follower). C’è però da dire che tra i candidati – recentemente – solo Matteo Renzi è stato Presidente del Consiglio, e che quindi parte di questo seguito è costituito da stampa estera, leader stranieri e perché no, cittadini non per forza allineati con il Pd ma che al tempo volevano essere informati sulle attività del premier. Tra i 600 e i 644K si attestano poi Salvini, Meloni e, a sorpresa rispetto alle altre piattaforme, ma coerentemente con il suo ruolo istituzionale di Presidente del Senato, Pietro Grasso. Ultimi due posti a Di Maio (278K) e Berlusconi (24K), il quale però è sbarcato sulla piattaforma solamente ad ottobre 2017.
Basandoci su due analisi che abbiamo condotto, la prima sulla presenza dei partiti e dei movimenti politici sui social network, e questa, sul seguito che i leader hanno sui social network, abbiamo tentato di trarre alcune conclusioni.
La fidelizzazione dei propri sostenitori è direttamente proporzionale all’allontanamento della tifoseria avversaria, perché indignata/arrabbiata scegliete voi il termine più adatto. Per quanto riguarda gli schieramenti politici quali Lega, Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, la diffusione dei contenuti non viene portata avanti in un’ottica persuasiva degli indecisi o dei non schierati, quanto in un’ottica di consolidamento del proprio elettorato. Diversamente, partiti quali Forza Italia e Partito Democratico stanno conducendo una campagna per “prossimità”, basata sulla probabilità che un certo elettore rientri in un certo paniere, più moderato.
Complici di questo approccio le tecnologie a cui in Italia ci affidiamo così tanto (secondo il rapporto We Are Social 2018 gli utenti attivi sui social in Italia sono 34 milioni). Il primo tra tutti, Facebook, ha recentemente introdotto una modifica nell’algoritmo che concorre alla composizione del nostro “Home Feed”. Ora vi è un focus maggiore sui contenuti e sulle interazioni che coinvolgono amici e familiari. Spiegando questo cambiamento, Facebook ha evidenziato tre tipi di contenuto che sono privilegiati nella pratica: post con cui è più probabile che le persone interagiscano; interazioni da persona a persona; interazioni con persone più vicine alla propria cerchia di amici.
Un personalismo, quello di cui è accusata la politica contemporanea (basti pensare ad esempio ai simboli di Forza Italia – Berlusconi Presidente o Liberi e Uguali con Pietro Grasso ecc.), che sembra aver pervaso anche il mondo digitale e che descrive ciò di cui gli elettori vanno più in cerca, anche nei casi in cui viene chiesto un voto alla squadra, la tendenza dell’elettore è quella di seguire innanzitutto la persona, quindi il leader.