Approvato il decreto che ora va in Parlamento. Le date cerchiate in rosso e l’incognita Gentiloni
di LabParlamento
Macchina del voto, ora, in piena discesa anche se con tempi di conclusione dell’operazione ancora incerti. Il Consiglio dei Ministri, su proposta del presidente Paolo Gentiloni, ha approvato infatti, in esame preliminare, il decreto legislativo che, in attuazione della nuova legge elettorale, determina la distribuzione dei collegi uninominali e plurinominali da assegnare a ciascuna circoscrizione del territorio nazionale. Lo schema del decreto legislativo, informa una nota ufficiale, sarà trasmesso alle Camere per l’espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti, che dovranno pronunciarsi nel termine di quindici giorni dalla data di trasmissione.
La decisione del Governo chiude una polemica aperta nei giorni scorsi sui ritardi del via al decreto, anche riguardo ai lavori da parte della commissione tecnica presieduta dal presidente dell’Istat Giorgio Alleva che doveva fare la proposta di revisione dato che, dall’ultimo censimento, la distribuzione della popolazione sul territorio è notevolmente cambiata. Da qui, ad esempio, la sottrazione di 2 collegi alla Sicilia e l’aggiunta di 2 in più alla Lombardia. E da qui l’allarme dei partiti, a seconda delle convenienze geografiche di voto.
In ogni caso, con il varo del decreto legislativo che disegna i collegi in base alla nuova legge elettorale, si fa sempre più vicina la data del voto. Tre quelle cerchiate in rosso sulle agende istituzionali: il 4, 11 e 18 marzo, anche se sono ancora diversi i tasselli da sistemare. Di sicuro, l’approvazione del decreto appena licenziato e dal contenuto, come detto, molto delicato. Poi il varo tranquillo della legge di bilancio. Solo alla vigilia di Natale sarà quindi possibile avere un quadro più chiaro. Due appuntamenti tradizionali, vale a dire l’incontro del Capo dello Stato per gli auguri con i rappresentanti di Istituzioni, partiti e società civile e il suo discorso di fine anno, secondo fonti parlamentari, potrebbero essere l’occasione per annunciare lo scioglimento delle Camere, il cui mandato ufficiale scade il 15 marzo.
Una volta approvata la legge di Bilancio, si attende perciò che il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, si rechi al Quirinale per spiegare se considera esaurito il suo mandato. In caso affermativo, il Capo dello Stato dovrà verificare con i presidenti delle Camere se mancano anche le condizioni per proseguire nell’attività parlamentare e se arrivasse un altro sì, la strada verso il voto sarebbe aperta. E questo senza che ci siano state le dimissioni del presidente del Consiglio. Esistono precedenti in materia. Questo consentirebbe di avere un esecutivo in carica non solo per gli affari correnti.
Con uno scioglimento delle Camere a cavallo del vecchio e nuovo anno, le elezioni si svolgerebbero quindi a marzo. Domenica 4 e domenica 11 al momento appaiono le date più probabili, anche perché così sarebbe possibile arrivare alla seduta inaugurale del nuovo Parlamento prima di Pasqua.
Difficile comunque che si vada oltre il 18 marzo, pur se da parte di Forza Italia prosegue il forcing per ottenere un election day a maggio che accorpi politiche, regionali e comunali. Anche alle forze che si collocano alla sinistra del Pd non dispiacerebbe avere tempi più ampi per organizzarsi. In mezzo a tutto ciò, sul tavolo di Gentiloni restano le incognite di alcune leggi qualificanti per i diritti civili, come ius soli e biotestamento, che si vorrebbe portare ad approvazione prima del rompete le righe. Ma a dire il vero con una strada sempre più in salita.