Ok unanime da parte del Senato al disegno di legge che apporterà alcune modifiche al Codice penale in merito ai reati di istigazione alla violenza, all’autolesionismo e al suicidio. L’atto, presentato a dicembre, non ha ottenuto nessun voto contrario e passa ora all’esame dell’emiciclo di Montecitorio.
Un’iniziativa legislativa in tal senso era quanto mai doverosa, tenuto conto degli ultimi dati disponibili sul fenomeno, numeriche che contribuiscono a fotografare una situazione a dir poco allarmante: un giovane su quattro, con età compresa tra gli 11 e i 14 anni, ha affermato di aver visto intenzionalmente in rete contenuti su altri ragazzi che si autoinfliggono ferite; mentre il 60% ha dichiarato di aver addirittura condiviso sui social network materiale multimediale riguardante comportamenti autolesionistici.
Come se non bastasse, su circa 8.000 adolescenti, compresi nella fascia di età che va dagli 11 ai 13 anni, i comportamenti autolesionistici sono stimati attorno alla preoccupante quota del 18%. Il dato forse ancor più preoccupante dell’intera faccenda è che ben il 96% dei genitori risulta essere completamente all’oscuro del problema.
Proprio per questi motivi, si è ritenuto necessario correre ai ripari e sveltire l’approvazione di una norma che fosse capace di prevedere una duplice tutela nei confronti di tutti quei minorenni che affrontano gravi sofferenze sul piano fisico e psicologico, come appunto l’istigazione alla violenza o all’autolesionismo. Ai sensi del nuovo articolo 414-ter del Codice penale, chiunque istighi un minore attraverso strumenti informatici (o con qualsiasi altro mezzo di comunicazione) riguardo alla commissione di atti di violenza o di autolesionismo, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Se l’atto di violenza o di autolesionismo da parte del minore dovesse verificarsi, la pena aumenterà da cinque a dodici anni.
Il provvedimento in questione stabilisce, appunto, l’obbligo per i gestori delle piattaforme digitali, come ad esempio i social network, di oscurare, rimuovere o bloccare tutti quei contenuti multimediali che coinvolgono minorenni sui quali sia stata compiuta un’istigazione a commettere atti di violenza, suicidio o autolesionismo. Se i gestori non adempiranno ai propri obblighi entro un massimo di 48 ore, potranno essere costretti ad agire sulla base di uno speciale provvedimento del Garante della Privacy.
Insomma, se è vero che la tutela dei più giovani costituisce il più saggio e lungimirante investimento di ogni comunità civile, allora questo disegno di legge pone un altro tassello capace (o almeno questo è l’auspicio) di costruire un ponte in grado di accompagnare i giovani verso un futuro più sicuro, nonostante le insidie e le trappole del web.