L’incarico con riserva affidato a Conte è stato rimesso. Il racconto della stampa estera
di Eleonora Masi
La formazione del nuovo governo si è incagliata, come si presupponeva, sulla figura dell’euroscettico Paolo Savona come ministro dell’economia. E adesso, dall’incarico affidato con riserva al professor Giuseppe Conte, primo ministro in pectore per poco più di 72 ore, al caos odierno, gli occhi di tutto il mondo sono sempre più puntati verso l’Italia.
Un Paese raccontato in molti modi diversi, ma più o meno secondo un identico leitmotiv, dagli Stati Uniti alla Francia, dall’Inghilterra alla Spagna e soprattutto alla Germania: sebbene l’Europa sia sopravvissuta all’arrivo di 2.5 milioni di rifugiati e alla Brexit, proprio il nuovo governo populista italiano potrebbe metterla al tappeto, sosteneva Sebastian Mallaby del Washington Post qualche giorno fa. Ancora una volta, la crisi politica italiana è stata trattata a tutto tondo, specie dal punto di vista economico: l’Italia, in qualità di terza economia dell’Eurozona, non è la Grecia, piccola abbastanza da poter contenere, in qualche modo, gli effetti della sua crisi, continua Mallaby, “è troppo grande per fallire, ma forse anche troppo grande per essere salvata”.
Siamo stati imprudenti, abbiamo sprecato gli incentivi dati dall’essere parte dell’unione monetaria, o con le parole molto più taglienti di Jan Fleischhauer dello Spiegel, siamo un Paese di “scrocconi aggressivi” che prima chiedono l’elemosina, poi neppure ringraziano, anzi minacciano chi ha finanziato il loro “dolce far niente”. È questa la Germania di cui Paolo Savona è stato definito il “nemico” e di cui Di Maio e Salvini non accettano di essere schiavi, quando proprio come un “servitore di due padroni” è stato etichettato l’ormai ex papabile primo ministro Giuseppe Conte dalle parole dell’Economist. All’unisono la stampa straniera ha visto in Conte solo un compromesso, una figura da manipolare, poco credibile, per niente rassicurante.
Nel momento in cui domenica sera il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha imposto il veto su Paolo Savona, “i populisti si sono infuriati e l’Unione Europea ha tirato un provvisorio sospiro di sollievo” scrive Jason Horowitz del NYT, lo stesso che aveva denunciato il curriculum “gonfiato” di Giuseppe Conte prima ancora che ricevesse ufficialmente l’incarico con riserva.
Proprio la rigidità delle due fazioni ha portato all’attuale immobilità, secondo Schlamp, sempre dello Spiegel. In fondo, né Lega né M5s sono mai usciti dalla campagna elettorale dal 4 marzo in poi, e dopo 85 giorni avviene ciò che soprattutto Salvini sperava, come conferma anche Le Monde: tornare al voto e vincere più di prima. Schlamp ipotizza un ritorno di Silvio Berlusconi al fianco di Matteo Salvini, tuttavia ricorda che la legge elettorale stessa non permetterà il raggiungimento di una maggioranza al primo turno: si tornerebbe quindi al punto di partenza, proprio quello in cui ci troviamo adesso.
Nel frattempo si aspetta la salita di Carlo Cottarelli al colle, il tecnocrate tanto temuto, un economista che ha già lavorato per la Banca d’Italia e per l’ENI, ricorda sempre Horowitz, e che per questo è persona gradita a Silvio Berlusconi. Avendo, però, di recente dichiarato a Bloomberg che non ci sarebbe stata nessuna possibilità di diventare primo ministro, il NYT sostiene che in questa apparente infinita campagna elettorale italiana nulla è certo ormai.
Resta la rabbia, causa stessa di questa ondata euroscettica, scrive Kenan Malik, editorialista del Guardian, la rabbia della popolazione che piuttosto che placarsi può solo trasformarsi “assumendo una sfumatura peggiore”, la stessa fetta di elettorato che si è espresso favorevolmente all’impeachment del presidente della Repubblica Mattarella dopo la sua decisione di porre il veto su Savona. Un uomo che, invece, a detta di Daniel Verdu del Paìs, “ha solo assunto le difese dell’identità europea dell’Italia, l’unico che può portare il Paese fuori da questo nuovo pasticcio”.
Leggi anche gli altri speciali:
- 18 maggio 2018, “Il Governo (un incubo!) che sta spaventando l’UE“
- 10 aprile 2018, “Italia bloccata ad un mese dai risultati elettorali“
- 9 marzo 2018 “L’Italia ha deciso di cambiare, ma resta in bilico“
- 1 marzo 2018 “Opzione 4 marzo: salto nel passato oppure nel vuoto?“
- 31 gennaio 2018 “Visti da fuori. L’Italia delle promesse sulla stampa estera“