La stampa estera guarda con ansia al Quirinale e teme nuove elezioni a causa dell’onda populista
di Eleonora Masi
“Stando di fronte al Palazzo del Quirinale e guardando verso il basso su Roma, la città, un tempo il centro del mondo, sembra molto piccola. Come un groviglio di blocchi costitutivi a caso. E il palazzo sulla collina omonima, la sede del Presidente, sembra molto più grande dei 110.500 metri quadrati che misura.”
Inizia così la cronaca di Oliver Meiler del Suddeutsche zeitung con una lunga digressione metaforica sul luogo delle consultazioni che vedono l’Italia ancora bloccata dopo “elezioni inconcludenti”, come concorda il resto della stampa europea. “Raramente la ricerca di un nuovo governo italiano è stata più difficile di questa volta”, continua Meiler, individuando tre grandi schieramenti nel contesto politico italiano attuale: il Movimento 5 Stelle, il centrodestra “sulla cinquantina” e i socialdemocratici ancora in lizza per ottenere un qualche ruolo nella formazione reggente.
Un solo giro di consultazioni non basterà, come è stato confermato lo scorso 5 aprile, e chissà se sarà sufficiente il terzo. Tutto è nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, sempre secondo Meiler, a differenza del predecessore Napolitano, non è un “presidente interventista”. Vorrebbe più essere un arbitro, un calmieratore, eppure dovrà essere più invasivo se al terzo giro di consultazioni verrà fuori un nuovo nulla di fatto.
Anche Daniel Verdu di El Paìs conferma che l’importanza di Mattarella in questo momento è enorme, “tutto è affidato al suo istinto” alla percezione che ha degli eventi e dei possibili scenari che secondo il professor Piero Ignazi, interpellato dallo Spiegel, sono essenzialmente tre:
– la classica costellazione bipolare sinistra vs destra con un’alleanza del M5S con il PD
– la coalizione anti-establishment di M5S e Lega insieme contro il PD
– la “grande alleanza” di M5S, Lega e centrodestra insieme
I cinque stelle, però, dopo essersi aperti alla possibilità di collaborare con qualunque partito, hanno imposto il veto a Berlusconi, quindi, secondo Verdu “Salvini e Di Maio sono condannati a capirsi”. Il blocco reciproco sta nel voler entrambi diventare premier, ribadisce lo Spiegel.
Come ricorda il New York Times in un’interessante riflessione su Luigi Di Maio, pubblicata lo scorso 8 aprile, per il leader del M5S questa è l’ultima possibilità di servire il Paese dato che le regole del partito impongono di non poter essere presenti per più di due legislature (e come lui molti altri neoeletti in parlamento). In questa “miscela di principi politici e vanità personali” si aggiungerebbe quindi una quarta opzione, sempre secondo lo Spiegel: il governo esecutivo dei perdenti resterebbe in carica per varare una nuova legge elettorale che dia al prossimo vincitore la possibilità di raggiungere la maggioranza per governare. Si andrebbe quindi a nuove elezioni, e lo Spiegel è certo, prevarrebbero i populisti.
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