L’ultima settimana di stallo vista dalla stampa europea
di Eleonora Masi
Ad oltre 70 giorni dalle elezioni, l’Italia non ha ancora un governo e l’attuale prospettiva anti-establishment piace sempre meno all’Europa.
Sono stati sette giorni densi di eventi a cominciare dalla rinnovata candidabilità di Silvio Berlusconi che ha sconvolto in qualche misura anche le consultazioni dello scorso lunedì. “Silvio Berlusconi è immortale. O almeno questo indica la sua lunga e ben fondata leggenda politica. Dopo diversi funerali e innumerevoli resurrezioni, cinque anni di squalifica, 81 anni dietro di lui e un dubbio stato di salute, torna nell’arena nel momento in cui il suo partito ha più bisogno di lui”, ha scritto El Paìs. Tuttavia, la maggiore attenzione della stampa estera si rivolge più che mai prima d’ora alla questione economica più che alla politica.
Nella giornata cruciale del 14 Maggio il Guardian ha dedicato un approfondimento ora per ora ai risvolti della situazione italiana sui mercati europei. Questi ultimi, in verità, si sono dimostrati abbastanza calmi, quasi ignorando i tumulti politici italiani. Infatti, i nostri titoli hanno chiuso in rialzo nonostante il nulla di fatto, seppur registrando le perdite del FTSE 100 ed il rallentamento del Dax tedesco, come sottolineato dal Suddeutsche Zeitung.
Più del solito, tuttavia, il Financial Times ha dedicato editoriali all’Italia, uno su tutti riportato perfino dai telegiornali per la definizione di “barbari moderni” affibbiata a Matteo Salvini e Luigi Di Maio. “L’Italia sta per installare il governo più alternativo ed inesperto a guida di una democrazia europea”, scrive. L’avvento della loro effettiva alleanza viene vista come “un incubo”, un ulteriore grave pericolo per l’Europa, titola anche Mehreen Khan, sempre per il FT, il 15 maggio.
Quali le altre reazioni seguite alla richiesta di maggiore tempo da parte di Lega e M5S, accordata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella? Il Suddeutsche Zeitung ritiene che con o senza primo ministro, Salvini e Di Maio stiano rompendo storiche certezze, lasciando così una certa confusione su alcuni punti programmatici fondamentali: flat tax, riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza. Proprio sul debito con l’UE si soffermano gli ultimi interventi, specie dopo la dichiarazione dei due leader che auspicherebbero la cancellazione di quest’ultimo – almeno in parte – 250 miliardi di euro in titoli di stato, come riportato dal Paìs che ritiene questa posizione comune come la parte più “inquietante” dell’accordo di governo. Da evidenziare che nel testo definitivo del Contratto di Governo in votazione su Rousseau non si fa menzione a questa richiesta alla BCE.
Queste le ambizioni apparentemente smisurate che confermerebbero il timore di una sciagura “alla greca” come avvertiva il FT e conferma Jon Henley del Guardian appena ieri. Populismo farebbe rima con antieuropeismo nella misura in cui “la gente viene prima degli obblighi monetari” e schierarsi contro gli “eurocrati” viene visto come un atto di coraggio.
Ed è così che anche la Borsa italiana ha risentito dei “disordini” generati da queste proposte, chiudendo in perdita nelle ultime 48 ore, come riporta lo Spiegel. La speranza: avere maggiore stabilità politica equivarrà, alla fine, a minore stabilità economica?