La proposta del renziano Matteo Richetti dovrebbe iniziare il suo iter in Aula il 25 luglio. Ma al Senato sarà necessario un asse Pd-M5S
A partire da martedì 25 luglio dovrebbe avere inizio, nell’Aula della Camera, la discussione del Disegno di legge presentato dal deputato renziano Matteo Richetti sull’abolizione dei vitalizi in favore di parlamentari e consiglieri regionali. Il provvedimento, al quale nelle scorse settimane avevamo dedicato un focus, introduce in 14 articoli un trattamento previdenziale per la classe politica improntato al sistema contributivo vigente per i dipendenti pubblici, da applicarsi già agli eletti ora in carica e gestito mediante un fondo separato dell’Inps.
Nella giornata di ieri 20 luglio, il Ddl Richetti ha ottenuto il parere favorevole della Commissione Bilancio di Montecitorio, necessario per i testi che introducono nuove spese in capo allo Stato. Nonostante mancasse la relazione del Ministero dell’Economia, la Commissione ha dato il proprio ok alla revisione del sistema dei vitalizi, ponendo tuttavia alcune condizioni non di poco conto. In primo luogo, la Bilancio ritiene necessario sopprimere la gestione separata presso l’Inps poiché non conforme all’articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio. Inoltre, viene segnalata l’opportunità di prevedere che anche le Regioni (oltre al Parlamento) debbano procedere a rideterminare gli importi dei trattamenti previdenziali in essere e di indicare precisi criteri per il ricalcolo dei vitalizi con il metodo contributivo, in modo da scongiurare possibili ricorsi e contenziosi.
Al di là degli aspetti tecnici del testo, non va dimenticato che i vitalizi sono da tempo uno dei temi su cui più si giocano le strategie elettorali della quasi totalità dei partiti, e di conseguenza l’avvicinarsi della fine della Legislatura (nonché delle prossime Politiche) difficilmente favorirà una discussione serena della proposta di Matteo Richetti. Senza contare, poi, che una collaborazione tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle per giungere in tempi brevi all’approvazione del Disegno di legge (necessaria, visti i numeri, al Senato) sarebbe un evento più unico che raro.