Arriva l’ok dal Consiglio dei Ministri anche alla soppressione della normativa sugli appalti
di Simona Corcos
Dopo giorni di battaglie sindacali e dibattiti sul tema, anche da parte parlamentare, il Governo ha scelto la strada dell’abolizione dei voucher e della normativa relativa agli appalti, con un decreto legge ad hoc, evitando in questo modo lo svolgimento del referendum abrogativo previsto per il 28 maggio.
“Lo strumento dei voucher si era deteriorato (…) avevamo la risposta sbagliata ad un esigenza giusta, e all’esigenza ora ci rivolgeremo con un confronto già nelle prossime settimane con le parti sociali e il Parlamento” ha dichiarato durante la conferenza stampa il premier Paolo Gentiloni.
Nelle prossime settimane si inizierà quindi a discutere dei nuovi strumenti.
Palazzo Chigi ha previsto un regime transitorio per consentire l’utilizzo dei buoni acquistati, fino al momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, (che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni), entro il 31 dicembre 2017. La soppressione dello strumento partirà quindi, operativamente, dal 1 gennaio 2018.
Il decreto contiene inoltre la modifica della disciplina sulla responsabilità solidale in materia di appalti, con l’obiettivo di ripristinare integralmente la responsabilità solidale del committente con l’appaltatore nonché con ciascuno degli eventuali subappaltatori, per garantire una miglior tutela in favore dei lavoratori impiegati.
Gentiloni, sempre in conferenza stampa, ha voluto sottolineare che “l’Italia non ha certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi”.
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha dichiarato che “con l’abolizione dei voucher il rischio di aumento del lavoro nero esiste. Ma non dimentichiamo che il lavoro nero è vietato”.
Poletti ha inoltre evidenziato che “il mercato del lavoro è stato largamente modificato in ragione del Jobs Act. Se c’è una cosa impropria è collegare i voucher al Jobs Act. Non c’entra niente, viene da una storia molto più lontana”.
Prima della riunione del Consiglio dei Ministri Maurizio Lupi, Capogruppo alla Camera di Area popolare, aveva ribadito la contrarietà di NCD all’abolizione dello strumento, reclamando, la necessità di elementi di flessibilità come ad esempio i voucher alla francese o i mini jobs alla tedesca.
I tempi rapidi dell’iter di conversione (60 giorni) danno la certezza di scongiurare le consultazioni promosse dalla Cgil, che si è già dichiarata ampiamente soddisfatta del risultato ottenuto.
Sarà la Cassazione ad avere l’ultima parola, sentito il comitato promotore – la Cgil – a decidere se le nuove regole superano il referendum.
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