L’Italia punta a superare la mancanza di unanimità sulle misure da applicare ai giganti digitali. La “clausola passerella”
Cooperazione rafforzata tra Stati Ue in ambito fiscale. Sembra questa una delle possibili strade da intraprendere all’indomani della riunione dell’Ecofin, svoltasi venerdì scorso a Tallinn, in occasione della quale il premier Paolo Gentiloni ha ribadito il forte interesse e impegno dell’Italia ad andare avanti nella riforma del sistema di tassazione dell’economia digitale, nota al grande pubblico come “Web tax“. In ogni caso, per ulteriori proposte e scenari in merito a questa problematica, da tempo oggetto di delicate discussioni, si dovranno attendere le prossime riunioni dell’Ecofin, in programma per il 10 ottobre in Lussemburgo e per il 7 novembre a Bruxelles.
Gentiloni nell’occasione ha precisato che «l’Unione europea deve porsi molto seriamente il problema di un’armonizzazione, di una tassazione equa sui giganti digitali che hanno volumi d’affari straordinari nei nostri Paesi».
Nell’ottica di trovare il più rapidamente possibile una soluzione il Presidente del Consiglio, inoltre, ha caldeggiato l’idea di una cooperazione rafforzata tra gli Stati membri maggiormente interessati a una tassazione più efficace dei proventi delle multinazionali digitali, nell’ipotesi in cui non si raggiungesse un consenso unanime a livello europeo sulle misure fiscali da adottare.
L’idea di una cooperazione rafforzata confermerebbe del resto la tendenza assunta nell’ultimo periodo dalle Istituzioni comunitarie a ipotizzare una flessibilizzazione delle procedure decisionali in ambito fiscale. Basti ricordare che, solo quale tempo fa, il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker aveva ventilato la possibilità di ricorrere alla cosiddetta “clausola passerella” per semplificare le procedure di approvazione, attualmente presenti nei Trattati, degli atti legislativi da parte del Consiglio su tematiche fiscali.